E sulla Palestina il sovranismo meloniano andò (ancora una volta) in cortocircuito

Gli Stati europei che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina sono Francia, Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Malta, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Cipro, Svezia, Slovenia, Spagna e Irlanda – sedici su ventisette. Il fatto che gli altri Stati riconoscano uno Stato ha conseguenze politiche importanti. Significa che gli Stati dichiarano che un certo popolo – un gruppo di persone che si sentono tali – ha diritto ad autodeterminarsi. Ciò non vuol dire che il popolo rappresentato dallo Stato che viene riconosciuto debba essere un gruppo etnico omogeneo, o avere altre caratteristiche essenziali. Come ha spiegato efficacemente Benedict Anderson, le comunità nazionali sono frutto di immaginazione e volontà di autodeterminazione comune. Palestina, il penoso trucchetto di Meloni: «Riconoscerla? Se si liberano gli ostaggi» Una forza politica sovranista e nazionalista, come FdI, dovrebbe dare per scontato che i palestinesi si meritino uno Stato e un riconoscimento internazionale della loro volontà di autodeterminazione. Ci possono essere Stati multinazionali, ovviamente. Ma è ovvio che il governo israeliano – almeno quello attuale – non intende passare per questa via. Allora, l’unica soluzione è garantire uno Stato, e un territorio, ai palestinesi. E questo dovrebbe essere ovvio per chi tiene alla nazione e all’identità. Assistiamo, dunque, a un curioso e interessante paradosso. Le sinistre universaliste sostengono una rivendicazione nazionale, entrano in una disputa fra due nazionalismi. Si dice Gaza libera, si parla di uno Stato palestinese, non si invocano principi universali di protezione degli individui, o uno Stato mondiale. Il cosmopolitismo non sembra più di moda. Alcune formazioni di destra, che pure invocano il nazionalismo, si fermano e sono cieche di fronte ai diritti di una nazione, quella palestinese. Riconoscere la Palestina: la mobilitazione planetaria, la rincorsa della politica Questo mostra due cose. La prima: quello che si spaccia per sovranismo e nazionalismo è, in fondo, imperialismo cinico e servile, allineamento con un fronte imperiale che in questo momento è rappresentato da Trump e dalla sua politica di sostegno a Netanyahu. Meloni e Tajani hanno scelto di schierarsi entro questo fronte, almeno finora, e solo questo schieramento giustifica le loro scelte. La seconda: il nazionalismo e il sovranismo sono posizioni teoriche che si possono leggere in molti modi – il valore dell’autodeterminazione di individui e gruppi è un valore anche per i liberal. Ma ovviamente non è affatto detto che questo valore giustifichi gli attuali Stati territoriali. La divisione territoriale è sempre arbitraria e va giustificata: va giustificato che ci siano degli Stati che si dividono il territorio e va giustificato che una certa divisione (certi confini) siano ammissibili e non arbitrari. I paesi che riconoscono lo stato di Palestina: cosa cambia davvero e le posizioni di chi è contrario Le giustificazioni sono spesso storiche: in quel territorio le persone hanno sempre abitato, o hanno titoli per starci – tradizioni, attaccamento, relazioni rilevanti con quel paese. Ma ci sono anche giustificazioni non storiche: un territorio serve a chiunque, per avere un tetto, risorse, protezione dei propri diritti. Serve un territorio e uno Stato, che su quel territorio faccia rispettare i diritti umani fondamentali e garantisca la giustizia. È ovvio a tutti che lo Stato d’Israele non sta garantendo i diritti umani fondamentali e la giustizia per i palestinesi. Ammettere il suo diritto all’esistenza e il suo diritto-dovere di difendersi dal terrorismo non consente di negare questo fatto. Già questo basterebbe per richiedere agli altri Stati di svolgere una funzione di supplenza. E questa funzione si svolge in due modi: o intervenendo in maniera più o meno aggressiva (di questo fanno parte le sanzioni a Israele di cui si discute) o sancendo che il gruppo non protetto da Israele si possa dare un suo Stato e assicurarsi da sé la protezione che gli serve. Chi non ha la protezione di uno Stato non ha il diritto di avere diritti, almeno nel nostro mondo. Solo un governo vassallo è contro lo stato palestinese Lo diceva Hannah Arendt, come è noto. Questa condizione non è solo quella di apolidi e rifugiati, ma anche quella di chi, formalmente cittadino o soggetto a uno Stato, viene discriminato o addirittura attaccato dal governo. Riconoscere lo Stato dei palestinesi è forse l’unico modo per ripristinare il loro diritto di avere diritti.