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Tra paralisi e potenza globale, la scelta obbligata dell’Europa

C'è da chiedersi come mai, davanti all'urgenza e alle risposte rapide che esigono gli eventi epocali dobbiamo ancora tenere per conto le paturnie di un Orban o di un Fico, le «perplessità» di una Meloni

Salvo una auspicabile ma poco probabile smentita, è piuttosto facile che al Consiglio europeo di giovedì prossimo i paesi del Vecchio Continente si comporteranno, al solito, come i polli di Renzo. Ciascuno a inseguire il proprio “particulare”, a ribadire litanie obsolete che da troppo tempo sono la dimostrazione plastica di posizioni inconciliabili. Se si è evitata sinora una spaccatura verticale è per il tabù dell’irreparabile dopo tanta retorica spesa su una condivisione d’intenti di fatto ipo

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