Aneddoto lombardo, fra i tanti possibili: un amico ha sintomi di Covid e cerca il tampone col servizio sanitario nazionale. Ore al telefono, non rispondono, poi non provvedono. Sicché l’amico, che può permetterselo, cerca un tampone privato. Vengono subito a casa a farlo. Col servizio sanitario il rapporto riprende quando ha già il risultato privato: positivo. Poi passa tanto tempo, i suoi sintomi spariscono, sta bene. Ma è prigioniero in casa perché il tampone di verifica non arriva e uscire è reato. Non c’è verso di farsi rispondere dai centralini competenti. Peggio che con il lock-down, quando potevi almeno andare all’edicola. Ti senti abbandonato, a Milano.

Senti un altro amico in Germania: è stato vicino a qualcuno rivelatosi poi positivo. Telefona al suo medico di base che lo riceve subito, gli fa il tampone e due giorni dopo ha il risultato (negativo).

I controlli per prevenire la diffusione del virus sono essenziali per l’interesse pubblico: la supplenza più o meno onerosa del privato non va bene.

La polemica contro il privato nella sanità lombarda però è spesso ideologica e sciocca, visto che la sua collaborazione col pubblico negli ospedali sa creare eccellenza.  La questione è piuttosto la mancanza di regia pubblica sul territorio, dove solo il pubblico è legittimato a controllare e permettere.

I medici di base: anche su di loro deve articolarsi il tipo di controlli e di servizi dei quali l’aneddoto milanese mostra l’inadeguatezza. Si ha l’impressione di troppa disomogeneità nel settore, anche in Lombardia dove c’è chi fa molto e fa sistema e chi non aiuta a raggiungere gli standard elevati che troviamo in altre regioni. 

È indispensabile riformare a fondo il settore: servono medici di base più retribuiti, più controllati, più dotati di attrezzature, meglio associati e distribuiti sul territorio, facilmente disponibili a visite e cure a domicilio, punto di riferimento per le famiglie, non triage di smistamento ma terminali di politiche sanitarie che non siano tutte centrate sugli ospedali come succede in Lombardia. 

Rafforzare la medicina di base e del territorio è riforma costosa. Sento la voce dei lettori che condividono le mie osservazioni: ci vuole il Mes! Questi famosi miliardi gratis. Credo di essere al di sopra di ogni  sospetto quale sostenitore del Mes. Ma la diatriba in proposito mi è venuta a noia.

Prima decidiamo riforme e spese necessarie per la sanità. È urgentissimo. Si può cominciare a spendere, se c’è un disegno, se si vincono le inerzie e gli interessi speciali. Il Mes seguirà, senza dubbio. Invece sia i suoi fautori che chi è contrario lo strumentalizzano per far propaganda contro gli avversari. Risulta per loro più faticoso uscire dall’astrattezza della polemica inutile e cominciare a realizzare ciò che il nuovo sportello del Mes può finanziare.

© Riproduzione riservata