- L’incontro di Budapest tra Salvini, Orbán e Morawiecki è stato perlopiù interpretato dagli osservatori secondo due linee di lettura: la ricerca di “rispettabilità” e l’ipotesi di fusione fra due gruppi dell’Europarlamento.
- Ma ognuno dei tre protagonisti della riunione aveva motivi diversi per aprire un dialogo che, per il momento, rimane un semplice evento mediatico.
- Sono molti gli argomenti su cui l’ipotetica internazionale populista ha sempre avuto grandi difficoltà a trovare un accordo. Anche sull’immigrazione sono distanti, perché quelli del centro e del nord si oppongono alla ricollocazione dei richiedenti asilo.
L’incontro di Budapest tra Matteo Salvini, il presidente ungherese Viktor Orbán e il premier polacco Mateusz Morawiecki è stato perlopiù interpretato dagli osservatori secondo due linee di lettura: la ricerca di “rispettabilità” (soprattutto da parte del leader della Lega) e il tentativo di avviare una fusione fra i due gruppi dell’Europarlamento – Identità e Democrazia e Conservatori e Riformisti – che, con l’aggiunta dei deputati ungheresi di Fidesz fuoriusciti dal Ppe, disporrebbero dei 148



