- L’Unione europea ha ancora un’arma nella sua guerra a Vladimir Putin che è restia a usare: l’embargo del petrolio, cioè lo stop all’acquisto di greggio di provenienza russa.
- Lunedì a Bruxelles si sono incontrati i ministri degli Esteri dei paesi membri ma non hanno raggiunto un accordo su nuove sanzioni petrolifere. La Germania, per esempio, si oppone.
- I costi sono elevati ma gestibili: secondo le stime dell’economista Rüdiger Bachmann e dei suoi coautori, il blocco completo delle importazioni di petrolio russo costerebbe alla Germania tra lo 0,5 e il 3 per cento del Pil.
L’Unione europea ha ancora un’arma nella sua guerra a Vladimir Putin che è restia a usare: l’embargo del petrolio, cioè lo stop all’acquisto di greggio di provenienza russa. A differenza del gas, che viaggia via tubo o (in modo più complicato) via nave, il petrolio si compra su un mercato globale ed è molto più facile sostituire un fornitore con un altro, anche se non certo indolore. Lunedì a Bruxelles si sono incontrati i ministri degli Esteri dei paesi membri ma non hanno raggiunto un accordo



