- Si avvicinano le amministrative e si torna a discutere delle primarie. Tra chi le osteggia, c’è chi dice che i candidati a sindaco dovrebbero essere scelti dai leader di partito. Altri preferirebbero far decidere agli iscritti.
- Quello che sta capitando a Bologna può forse insegnare qualcosa. Sembra un caso da manuale, concepito in astratto per mettere in luce le dinamiche reali sottostanti alla “democrazia nei partiti” e agli effetti delle sue diverse concezioni.
- Nel Pd bolognese sono emersi da mesi due principali contendenti per la successione a Virginio Merola: Matteo Lepore e Alberto Aitini.
Si avvicinano le amministrative e si torna a discutere delle primarie. Tra chi le osteggia, c’è chi dice che i candidati a sindaco dovrebbero essere scelti dai leader di partito, tenuti a dare la linea e assumersene il rischio (ad esempio, Francesco Piccolo su Repubblica). Altri preferirebbero far decidere agli iscritti, che si impegnano e pagano la tessera, per rafforzare il senso dei partiti come comunità (Piero Ignazi su questo giornale). Quello che sta capitando a Bologna può forse inseg



