- Tre quesiti le primarie di Torino e quelle prossime a Roma e Bologna li pongono. Il primo deriva dal giorno dopo la sfida piemontese. Flop è stata la formula più in uso, conseguenza di un’affluenza assai scarsa.
- Secondo quesito: ma i partiti hanno il diritto di indicare il “proprio” candidato e chiedere su quello una prova di lealtà, nel senso di fedeltà, ai propri iscritti e dirigenti?
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E arriviamo così all’ultimo quesito. Quale confine “politico” debbono rispettare le primarie? Insomma, possono essere le primarie a dirimere nodi che dovrebbero trovare risposta nel confronto tra culture, partiti, movimenti?
Tre quesiti le primarie di Torino e quelle prossime a Roma e Bologna li pongono. Il primo deriva dal giorno dopo la sfida piemontese. Flop è stata la formula più in uso, conseguenza di un’affluenza assai scarsa. Interpretazione diffusa: lo strumento ha smesso di mobilitare cittadini convinti di avere davvero voce in capitolo. La difesa ha ribattuto sulla calura, il post pandemia e un sistema di voto on line un po’ tanto complicato. Le previsioni per domenica prossima virano comunque all’ott



