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Qual è la vera posta in gioco dietro le contestazioni del Garante privacy a ChatGpt

  • La reazione di OpenAI al provvedimento del Garante privacy su ChatGpt - il blocco del servizio per gli utenti in Italia - evidenzia che ci sono profili poco chiari, in termini di conformità al Gdpr, nella gestione del sistema sostanziato dai dati degli utenti.
  • L’Autorità non ha imposto il blocco, ma la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti siti in Italia. La società avrebbe potuto continuare a offrire il servizio, escludendo i dati degli utenti indicati. Non averlo fatto è indizio concreto di una violazione del Gdpr.
  • Secondo taluni la decisione del Garante è eccessiva. Ma, a fronte di un’ipotesi di violazione grave di diritti, l’Autorità deve intervenire affinché l’eventuale trattamento pregiudizievole non prosegua oltre. Solo dopo può instaurarsi un dialogo collaborativo idoneo a conciliare le varie esigenze.

Il provvedimento di «limitazione provvisoria del trattamento dei dati personali degli interessati stabiliti nel territorio italiano», adottato dal Garante per la Protezione dei dati personali (Garante Privacy) nei riguardi di OpenAI, società statunitense sviluppatrice e gestrice di ChatGpt, ha suscitato reazioni per lo più negative, quasi che l’Autorità stesse ponendo ostacoli al progresso tecnologico. La sensazione è quella di un ritorno al marzo del 2020 quando, all’inizio della pandemia, a

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