L'agitazione sulla nuova legge elettorale è fatica sprecata; nulla cambierà e, date le circostanze, meglio così. Manca poco più di un anno al voto e, a furor di parlamento, è stato rieletto presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nolente; Mario Draghi resta presidente del governo di unità nazionale. La generale, anche ipocrita, stima di cui gode gli ha chiuso il Quirinale; mancava chi gli succedesse garantendo l'ultimo anno di mandato a tanti parlamentari riluttanti a tornare a casa. E il prossimo parlamento, grazie al frettoloso taglio voluto dai grillini, avrà 400 membri in meno. L'aula, incapace d'esprimere il governo, s'è presa la rivincita sul marziano che il saggio Mattarella gli aveva paracadutato in testa e che ora soppeserà meglio tanti suoi sedicenti alleati. 

Domina il dibattito la riscrittura della legge elettorale, ma i meandri di proporzionale e maggioritario celano troppe insidie. Dal 1993, finito il proporzionale col Mattarellum, la legge elettorale è cambiata due volte, poco prima del voto.

Il famoso Porcellum, definito tale dall'inventore, Roberto Calderoli, non ha impedito la vittoria del centro-sinistra nel 2006, ma l'ha ridotta. Dal Novembre 2017 (mancava meno di un anno alle politiche) c'è il Rosatellum, proporzionale al 64 per cento, per il resto maggioritario.

NelpPaese dei paradossi Fratelli d'Italia, unico partito d'opposizione a Draghi, lo voleva al Quirinale, sperando nel proprio successo in un voto anticipato. Così non è stato e bisogna augurarsi che il governo arrivi a scadenza; l'attuale ministra dell'Interno tranquillizza sul corretto svolgimento della prova.

Non è pensabile ripercorrere i nefasti precedenti avviando, a un anno dalle elezioni, i giri di valzer sulla legge elettorale; sarebbe proporzionale con premi di maggioranza alla Italicum oppure secco e con che soglia? Se invece fosse maggioritario, quale? Secco, Mattarellum, doppio turno, con premio alla coalizione vincente come in Comuni e Regioni, o altro? 

Con Mattarella e Draghi non passerà una legge a vantaggio di alcuni e contro altri; la vorrebbero, guarda un po’, scritta sotto il famoso “velo d'ignoranza”. E  quale maggioranza parlamentare la approverebbe, se si riuscisse a scriverla?

A un anno dal voto, avrebbe luce verde solo una legge elettorale che il parlamento possa votare all'unanimità. Difficile che Mattarella voglia far tanto onore al proprio cognome da impegnarcisi anche indirettamente; è più probabile vincere alla Lotteria Italia.

Ci terremo dunque il Rosatellum. Privilegiamo altri, serissimi temi; urge, ad esempio, una radicale modifica degli incentivi edilizi, che abbiamo visto così sfacciatamente usati per frodare lo Stato. Draghi, che ha espresso chiare riserve sul tema, potrebbe procedere; dovrà, certo, scegliere fra i partiti più corrivi ai clientes, e gli onesti, di cui rischiamo la disaffezione e che si deve sperare siano in maggioranza. 

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