Le campagne referendarie rompono sempre le coalizioni e i fronti politici è noto sin da quella per l’abolizione del divorzio del 1974. Oggi, però, la frattura attraversa non solo gli schieramenti di governo e opposizione ma i singoli partiti
- Sul quesito referendario ha rischiato di spezzarsi la maggioranza di governo: il posizionamento del Pd sul fronte del Si, con libertà di dissenso interno, ha evitato una deflagrazione della maggioranza ma non ha contribuito a fare chiarezza.
- Soltanto il Movimento Cinque stelle è unito intorno quella che rimane una delle sue poche bandiere identitarie. Chi si esprime per il No rischia sanzioni.
- C’è una analoga frammentazione nella campagna per le regionali. Solo in Liguria le due principali forze di maggioranza, Pd e M5S, appoggiano un candidato comune.
Non ci sono più le campagne elettorali di una volta. Non soltanto le gloriose campagne elettorali degli anni Cinquanta e Sessanta, dominate dai partiti di massa, ma nemmeno quelle da Seconda Repubblica segnate dalla netta contrapposizione fra centrodestra e centrosinistra. A pochi giorni dal doppio appuntamento nazionale (il referendum) e locale (le elezioni regionali), la campagna elettorale a cui stiamo assistendo è il perfetto specchio di una scena politica liquida, o meglio liquefatta, e del



