una sentenza che non fa vera giustizia

La condanna di Cortese, per il caso Shalabayeva pagano solo i capri espiatori

Renato Cortese
Renato Cortese
Renato Cortese

Nonostante una prima sentenza che ha definito «lunare» e «incomprensibile» il suo processo e nonostante la richiesta di assoluzione della pubblica accusa per il super poliziotto è arrivata la condanna a cinque anni. Fuori dall’indagine i “soliti noti” e la comoda ricerca del capro espiatorio

Ci sono sentenze che lasciano senza fiato. Verdetti che cancellano temerariamente altri verdetti, verità e falsità che si confondono, cavilli e giravolte che decidono (spesso male) il destino delle persone. Soprattutto di quelle perbene. In Italia c’è una giustizia così incoerente e così ambigua che fa paura, fa venire i brividi. Per come si può arrivare a certe condanne, per quanti anni ci vogliono a sentenziare, per come – nel frattempo – non si bruciano soltanto carriere, ma si distruggono re

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