Partito male, il progetto AccessCo per creare la rete unica italiana di telecomunicazioni, rischia di finir peggio. I punti critici sono due; da un lato l'insussistenza dal punto di vista tecnico, dall'altro il contenuto anti-concorrenziale. Perciò Bruxelles da lontano ci cura; tanto più sapendo che l'incumbent Tim, l'ex  monopolista statale Telecom Italia, vorrebbe pure controllarla. La vice presidente Ue, Margrethe Vestager, invece chiede “infrastrutture neutrali aperte alla concorrenza”.

AccessCo dovrebbe mettere insieme la rete di Tim e quella di Open Fiber (Of), il cui capitale fa capo per metà alla Cassa Depositi e Prestiti (Cdp); l'altra metà è dell'Enel, a suo tempo entrato in partita controvoglia. Le due reti non sono integrabili se non a patto di ingenti investimenti, che i clienti non paiono interessati a sostenere. Di più, proprio non serve una rete unica, difatti in Italia ne abbiamo decine.

Oltre alla Ue, anche i numeri rendono arduo a Tim conseguire il controllo; chi legge si armi di pazienza. Enel ora vuol vendere la quota al fondo australiano di private equity Macquarie; esso pagherebbe il 50 per cento di Of 2,7 miliardi, somma cui potranno aggiungersi altre componenti di prezzo, arrivando fino ad un miliardo.

Of sta ancora installando la sua rete in fibra. Tim apporta la propria rete secondaria (dall'armadietto in strada, alla casa), appena confluita in Fiber Cop (Fc). Il fondo di private equity Usa Kkr ne ha acquistato il 37,5 per cento pagandolo 1,8 miliardi, valutando così 4,8 miliardi la rete di Fc.

Stiamo consegnando quote rilevanti nella nostra agognata rete unica a due fondi di private equity che fra qualche anno vorranno vendere le quote realizzando un ottimo rendimento; visto l'attuale livello dei tassi, infimo, pare una pessima idea. Tutto nasce dall'Opa di Olivetti su Telecom Italia, e dall'aver spinto Enel a un investimento dal quale ora vuol uscire.

C'è poi il tema dei rapporti fra i valori delle due reti; dato che, per Macquarie, Open Fiber vale fra 5,4 e 7,4 miliardi, e dovendosi presumere che Tim sappia il fatto suo, bisogna dedurne che la sua rete, Fc, vale meno, forse molto meno di Of. D'altronde, la prima è nuova di zecca, anzi ancora in costruzione, mentre l'altra è il portato di decenni di storia; nel male e nel bene. Tim ha i clienti, che Of ancora non ha, e potrebbe avere molta difficoltà a trovare. Resta infatti da dimostrare che tanti di essi siano così interessati alla fibra.

Questa divergenza di valutazioni rende difficile per Tim ottenere il controllo della futura rete unica, ove mai la Ue lo permettesse. La Cdp, che detiene anche il 10 per cento di Tim, sarebbe il gran regista dell'operazione AccessCo, ma il prezzo a cui Enel sta vendendo la mette in difficoltà. Ora ha trenta giorni per decidere se esercitare la prelazione su tale quota; dato che Macquarie potrebbe accontentarsi del 40 per cento, Cdp potrebbe comprare anche solo un 10 per cento, salendo così al 60 per cento di Of. Essa però recalcitra davanti a un prezzo che ritiene troppo alto; chiede perciò di pagare meno quelle azioni. Enel non ci sta, vuole lo stesso prezzo ed è da escludere che Macquarie accetti di vendere a Cdp, in perdita, le azioni testé acquistate.

In nome di un progetto dal dubbio avvenire, diamo quote rilevanti della rete sdi telecomunicazioni a soggetti interessati a una plusvalenza finanziaria. Davanti all'offerta di Macquarie, Cdp vorrebbe comprare un po' di azioni da Enel, ma pagarle meno; si ricordi che tale acquisto darebbe a Cdp la maggioranza di Of (Macquarie però chiederà protezioni speciali sulla propria quota). Consob intanto tace; magari starà facendo i suoi accertamenti, ma la sua assenza si sente.

Appunto finale per i distratti: Enel è detenuto al 24 per cento dal ministero dell'Economia e delle Finanze, che controlla anche Cdp. Se non mi sono distratto anch'io, nelle operazioni fra parti correlate vige una procedura dettagliata, che demanda agli amministratori indipendenti, nella fattispecie della quotata Enel (e forse, più avanti, di Tim) l'esame dell'operazione AccessCo; essa deve avvenire a condizioni di mercato, “a distanza di braccia”.

Cè già un'operazione di mercato bell'e pronta, quella di Macquarie; a meno di rilevanti circostanze ignote al pubblico, Enel non può praticare a Cdp le condizioni diverse che essa comprensibilmente chiede. Un errore tira l'altro.

© Riproduzione riservata