Ho deciso di dedicare una intera puntata di Presadiretta all’operazione Rinascita Scott realizzata dal Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, perché le 13mila pagine di cui è composta ci fanno toccare con mano  come vive, di cosa si nutre e come riesce ad arrivare dappertutto la ‘ndrangheta, la facilità con cui  riesce ad allearsi con la società, l’economia e la politica. Al centro dell’indagine c’è la cosca  guidata dal boss Luigi Mancuso e le decine di clan a lui collegati, che comandavano su Vibo Valentia e tutta la provincia.

Con uno sforzo enorme, centinaia di carabinieri dei Ros di Roma, Catanzaro e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia per 4 anni  hanno pedinato, monitorato e intercettato decine di ‘ndranghetisti e ci hanno riconsegnato la vita dell’organizzazione e i loro affari con la forza di un film.

Nulla sfuggiva al controllo della ndrangheta, appalti, compravendita di beni, intestazioni fittizie, contratti tra privati, acquisizione di imprese, imposizione del pizzo e un vastissimo giro di usura, un vero e proprio circuito bancario illegale parallelo che consentiva agli ‘ndranghetisti di sapere tutto di tutti, quanti soldi nel conto corrente, quali le proprietà possedute, ereditate o vendute.

Impressionante, poi, è il numero di “colletti bianchi” che, in un modo o nell’altro,  si erano prestati al buon funzionamento dell’organizzazione.

Dalle “teste di legno” a cui venivano intestati i beni degli ‘ndranghetisti, passando per commercialisti, notai, avvocati, pubblici amministratori e funzionari , personale dei palazzi di giustizia, uomini delle forze dell’ordine infedeli. 

Nell’inchiesta c’è persino il direttore della filiale di una banca di Vibo Valentia che viene presentato ai “bravi ragazzi” e gli ‘ndranghetisti in una intercettazione esclamano «abbiamo un amico in banca!». 

Scene da film, appunto, se non fosse che è proprio grazie a questa fitta rete di relazioni che il clan Mancuso è riuscito negli anni a infiltrare  l’economia di una intera provincia e ad acquisire una disponibilità economica, che, secondo i collaboratori di giustizia, sarebbe illimitata.

Le relazioni pericolose

Stupisce la facilità con cui personaggi con una storia professionale importante intrattengano rapporti amicali e intensi con il boss Luigi Mancuso. E’ il caso dell’avvocato Giancarlo Pittelli, rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, principe del Foro di Catanzaro, ex senatore nelle fila di Forza Italia che si presta in mille modi  ad aiutare la famiglia Mancuso: la figlia del boss Teresa non riesce a passare l’esame di istologia alla facoltà di Medicina a Messina? L’avvocato Pittelli la fa incontrare con il Rettore per raccomandarla. Il boss ha bisogno di visite specialistiche? L’avvocato si mette a disposizione e organizza tutto in forma riservata in una clinica. Un importante esponente del clan ha un figlio medico che  sta facendo la specialistica al Policlinico Gemelli di Roma, uno dei più grandi ospedali di Italia  e ha bisogno di un aiuto perché venga assunto?  L’avvocato Pittelli promette di intervenire ai più alti livelli. 

L’accusa più grave è che avrebbe tentato di conoscere il contenuto delle dichiarazioni del pentito Andrea Mantella che già dal 2016 stava rivelando ai magistrati tutto sul  clan Mancuso e i suoi affari, materiale delicatissimo e secretato: «Tutto quello che riesco a sapere ve lo dico…», dice Pittelli, intercettato, al luogotentente di Luigi Mancuso.

L’enciclopedia della madia

Rinascita Scott è veramente una enciclopedia dell’universo mafioso calabrese, pensate che nell’ordinanza per le misure cautelari, ci vogliono ben 250 pagine solo per elencare tutti i capi di imputazione e c’è di tutto dentro. 

Viene ricostruita la storia delle decine di omicidi e altrettante lupare bianche che hanno insanguinato la provincia di Vibo Valentia e gettato nel terrore una intera comunità.

Ci sono il traffico d’armi e quello internazionale di droga; ma c’è anche la storia della piccola gente, vittima dei soprusi del potere ‘ndranghetista, a dimostrazione che dove comanda la mafia soffrono tutti. Paradigmatica è la storia della signora Sicari, una delle parti civili al processo, che ha avuto la sfortuna di vendere ad un  capomafia locale un appartamento.

Con la scusa di prendere le misure, l’uomo è entrato, con moglie e figli e da 20 anni ci vive dentro, senza rogito, senza aver pagato nulla e non c’è autorità, comunale, polizia o  magistratura che sia riuscito a mandarlo via. Sull’appartamento poi insisteva un mutuo che nessuno ha più pagato: neanche la banca ha tentato di sfrattare il capomafia e di riprendersi il bene. Provate voi ad occupare illegalmente un appartamento con un mutuo da pagare ad una banca  e vediamo quanto tempo ci resistete dentro.

Ma appunto la ndrangheta che Rinascita Scott ci racconta ha  la forma  di un vero e proprio  Stato illegale  parallelo che spesso è più forte dello Stato.   Infine Rinascita Scott è una inchiesta piena di misteri: come hanno fatto i Mancuso a conoscere il giorno e l’ora in cui sarebbero scattati gli arresti? Che ruolo ha la massoneria deviata come moltiplicatore del  potere criminale?

Quanto riesce ad infiltrarsi nei Palazzi di Giustizia per depotenziare il lavoro dei magistrati ed “aggiustare” i processi? «Nella Massoneria Deviata  c’è  il potere, ci sono i  burattinai – mi dice Gratteri – investigare questo mondo  è pericoloso, perché mettiamo a repentaglio la nostra carriera, la nostra vita. E noi sappiamo perfettamente che non dimenticheranno e che non perdoneranno l'aver osato o l'osare ad avvicinarsi a questo mondo. Noi non sappiamo se ci riusciamo. Però ci proviamo».

Raccontare Rinascita Scott non è solo cronaca giudiziaria, è una questione di libertà e democrazia e ci riguarda tutti.

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