Prima era un modo di dire del tutto innocuo. Una formula facile, educata, funzionale, per aprire una conversazione. La facevamo seguire subito dopo un «ciao», o un «buongiorno», e prevedeva una risposta altrettanto rapida e ipocrita, adatta alle buone maniere. 

Ora invece il «come stai?» è diventato un incubo sotto forma di domanda, un inceppo diplomatico imbarazzante dal quale non si sa più come venirne fuori. 

Eppure l’innocua frase interrogativa continua a farsi strada, come sempre, all’inizio di ogni dialogo, sebbene dopo due anni di pandemia, una crisi economica, e una guerra mondiale con rischio nucleare, forse sarebbe stato il caso di eliminarla per sempre dal vocabolario comune. Ma siccome la lingua è una cosa fluida e non la si può manipolare a tavolino, purtroppo questa frase continua inesorabilmente a perseguitarci. 

Soprattutto perché non sappiamo più come rispondere.

Dire o non dire

Se si risponde con un semplice «Bene, grazie», sembri subito una persona insensibile, menefreghista e pure stronza. Voglio dire: come ti permetti di stare bene, tu, con tutto quello che sta succedendo nel mondo? 

Se si risponde con un, altrettanto semplice, ma più problematico, «non troppo bene», ecco che appari immediatamente come un egomaniaco egocentrico e, ovviamente, stronzo. Come fai a concentrarti sui tuoi piccoli miseri problemi e stati d’animo quando nel mondo sta succedendo il disastro e c’è sicuramente chi sta peggio di te? 

Se rispondi con «beh potrebbe andare peggio» sembra che tu stia auspicando un asteroide che ci prende in piena faccia (che effettivamente è l’unico modo in cui potrebbe andare peggio di così) e se invece dici «beh potrebbe andare meglio» sembra che non ti vada mai bene un cazzo, neanche essere nato nella parte più fortunata del mondo ed essere sopravvissuto alla pandemia del secolo. 

Cosa farcene, quindi, del «come stai?».

Meglio non chiedere

Ecco un breve manuale: 

- Evitarlo. Lo so, può sembrare difficile, anni di sforzi per imparare questa rapida formula di cortesia e ora siamo costretti a rimuoverla. Ma fidatevi, è la cosa migliore. Per iniziare una conversazione, dopo il «ciao», possiamo sostituire il «come stai?» con frasi tipo «freddo oggi eh?», oppure «incredibile, prima Dostoevskij non se lo calcolava nessuno e ora è tornato di moda», o «che bel cappotto che hai», anche se l’altro indossa una orribile paladrana arancione fluo (che è tornato di moda, a dimostrazione del fatto che le sventure non arrivano mai da sole). 

- Tacere. Non rispondere niente. Zittirsi. Ammutolirsi. Far credere all’altro di stare parlando con un fantasma. Probabilmente sarà la fine di una amicizia, ma l’inizio della vostra pace personale. Provare per credere. 

- Evitare di chiedere «e tu?». Nel malaugurato caso in cui non si sia riusciti ad evitare che vi facessero la fatidica domanda, cercate di evitare di farla a vostra volta, perpetrando così questo vortice di disagio infinito. Sembrerete menefreghisti, ma dentro di voi saprete che in realtà si è trattato di un atto di generosità e filantropia. 

- Rimanere vaghi. Una valida alternativa può essere poggiare le mani sui fianchi, guardare in alto, e con espressione emblematica emettere un flebile e lungo «eeeeehhhhhhh», senza aggiungere nient’altro. E se l’interlocutore chiedesse spiegazioni rispondere con un «maaaahhhh».

- Non vedere nessuno. Se non si incontra nessuno, nessuno può chiederti come stai. D’altra parte la pandemia ci ha abituati all’isolamento sociale come strumento di tutela per la salute personale e collettiva. Perché non applicarlo anche in questo caso?

- Rispondere tutt’altro. Questa è probabilmente l’unica soluzione che farà in modo che la controparte vi lasci in pace e, soprattutto, non vi ponga più queste domande. Rispondere con una lunga informazione divulgativa su un argomento assolutamente non interessante, tipo la vita sessuale degli ornitorinco. Ecco come metterla in pratica. 
Quando qualcuno ti chiede come stai, sorridere e dire: «Le femmine degli ornitorinco raggiungono la maturità sessuale durante il secondo anno di vita e lo stesso per i maschi. Sebbene abbia un’aspettativa di vita di 11 anni in libertà, l’ornitorinco può essere maturo sessualmente fino a circa 9 anni. Si accoppia solo una volta all’anno, solitamente avviene tra giugno e ottobre». 

A quel punto il vostro interlocutore o sarà già andato via oppure avrà definitivamente appreso la lezione fondamentale: quella domanda, meglio non farla. 

© Riproduzione riservata