La rottura dei Coma Cose è un monito al campo largo?

Gli Albano e Romina dei Navigli si sono lasciati. Era da un po’ che giravano voci sulla possibile rottura dei Coma_Cose: avvistamenti estivi sospetti, “quinto senso e mezzo” del pubblico risvegliato, c’è del marcio in Darsena. «Dieci anni strepitosi», dice il comunicato ufficiale diffuso a mezzo Instagram, «la grande sinergia lavorativa pian piano ha cannibalizzato la vita privata che si è inevitabilmente consumata e spenta». Curioso che sia stata una canzone sulla morte dell’amore per colpa della performatività e della mancanza di realtà a fare da marcia funebre sanremese per il loro matrimonio. «Un divano e due telefoni, è la tomba dell’amore», cantavano guardandosi negli occhi Fausto e California, un po’ Mietta&Minghi senza trottolini amorosi, un po’ Die Antwoord for dummies, additando la bulimia di “cuoricini”, i like con cui comunichiamo e riceviamo sinteticamente affetto mentre il mondo ci scrolla addosso, come responsabile della fine. Sostanza oltre l’apparenza. Questa è un po’ la triste morale che raccogliamo dalla rottura dei Jalisse della Fashion Week, i rapporti non vivono di finzione e simulazione: «Abbiamo capito che ormai eravamo solo una coppia sul palco». Facile, in questo presente in cui la rappresentazione scavalca il reale, perdersi nella convinzione che basti un’unione di superficie per suggellare la profondità, oltre che la credibilità. E il pensiero va su un’altra coppia che, come i Coma Cose, in queste ore si accinge a raccogliere i cocci di cuoricini spezzati dalla sconfitta calabrese. Pensavi solo al campo largo, stramaledetto campo largo, che mi toglie il gusto di sbagliare tutto, semicit., o quantomeno il gusto di sapere che c’è un progetto oltre a un’etichetta. Campo largo, un’alleanza a perdere. Per Schlein e Conte un bagno di realtà