- Anche se appare frutto di un gioco di palazzo, la federazione del centrodestra non è elettoralmente innaturale. Si rivolge a un elettorato che è passato rapidamente e in massa dal sostenere Silvio Berlusconi, poi Matteo Salvini, poi Giorgia Meloni.
- Questi movimenti sono però insensibili alla metrica del “più a destra” o “più al centro”, dipendono piuttosto guidati dalla propensione a sostenere il/la leader capace di stressare con più veemenza i temi ritenuti di volta in volta prioritari.
- Questi salti sono niente rispetto a quello che portò nel 1994 milioni di elettori ex-democristiani o ex-socialisti verso il Polo della Libertà e il Polo del Buongoverno
Le motivazioni che hanno portato Salvini e Berlusconi a concepire l’ipotesi della federazione del centrodestra sono state oggetto di varie congetture. Quella a prima vista più convincente è che si tratti di uno scambio nel quale il primo ottiene l’opportunità di ereditare il patrimonio residuo del secondo. Quest’ultimo, a sua volta, intravede la possibilità che il suo nome entri nel novero dei papabili per il Quirinale. Lo status di entrambi si avvantaggerebbe di un piccolo upgrading. Da lead



