La triste delusione nei confronti di Putin dei due principali esponenti del centro-destra italiano è facilmente spiegabile. Pur continuando a controllare e punire la stampa e le giornaliste, avendo chiaramente ottenuto la sottomissione della magistratura che ha regolarmente fatto il suo “dovere” (sic), di recente condannando Alexei Navalny, l’aggressione del leader russo all’Ucraina non è riuscito a fornire la prova cruciale che il suo è un governo/regime di successo.

Adesso Salvini spera di evitare ulteriori delusioni chiedendo la fine dell’invio di armi agli ucraini che si difendono. Invece, Berlusconi non riesce a nascondere la sua amarezza. L’amico Putin gli era apparso «un uomo di grande buonsenso, di democrazia, di pace».

Forse, ma questa è una mia aggiunta personale che, però, spero condivisa, Putin non ha mai neppure voluto, come Berlusconi, lanciare una grande rivoluzione liberale. Che errore!

L’incantamento per Putin dei due alleati del centro-destra italiano si accompagna alle critiche agli Stati Uniti, alla Nato, all’Unione europea, che provengono da alcuni, minori, ma non troppo, settori della sinistra.

Queste critiche sono facilmente spiegabili: un irreprimibile anti-americanismo che sta nelle loro viscere profonde e al quale non riescono ad opporre nessun ragionamento e, magari, lo dirò da professore, nessuna lettura di storia, di relazioni internazionali, di scienza politica.

Senza esagerare con la retorica, quello che manca ai Berlusconi e ai Salvini, ma anche ad alcuni esponenti di sinistra e delle Cinque stelle, è una concezione decente della democrazia. Qui sta la radice dell’illusione berlusconiana (e salviniana) con Putin.

 Nessun “sincero” democratico avrebbe mai espresso apprezzamento e addirittura amicizia per un capo di Stato e di governo autoritario, repressivo, persecutore del dissenso, silenziatore dell’opposizione.

Su questo terreno, più precisamente, il funzionamento di un sistema politico e lo spazio della società civile, Berlusconi (con Salvini) dovrebbero interrogarsi.

Non basterà loro chiamare come testimoni a discarico quei filosofi e storici di sinistra per i quali le democrazie hanno fallito.

Alcuni di costoro riescono addirittura a esercitarsi con concetti screditati da molti decenni, come democrazia autoritaria, e fatti rivivere da dirigenti politici di dubbia democraticità nell’esercizio del potere con modalità e strumenti di natura illiberale.

 Magari un giorno ascolteremo gli amici del capo del Cremlino sostenere che Putin ha fatto anche qualcosa di buono. Vorrà soltanto dire che troppi non avranno ancora capito quale grande conquista è la democrazia anche con le sue inevitabili, ma superabili, inadeguatezze.

In nessun modo significherà che è accettabile essere amici e estimatori di coloro che la democrazia la ignorano e mirano a calpestarla

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