Costruire un nuovo Pd, come ha promesso di fare il nuovo segretario Enrico Letta, può essere un passo necessario ma non sufficiente a imprimere alla politica italiana una svolta radicale di cui si sente un estremo bisogno

La classe politica che ha guidato il paese negli ultimi vent’anni non è riuscita a fare le riforme che l’Europa da tempo ci chiede, e che sono necessarie anche per competere nel mondo globalizzato, ed è stata responsabile di una politica economica che ha prodotto un tasso di crescita pari a un decimo di quello di Germania, Francia e Spagna. 

Quali sono le cause di questa situazione?

Forse può essere utile partire dalla Costituzione che all’articolo 49 dice: «Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale».

I principi sui quali si deve basare lo statuto di un partito sono contenuti nella legge 21 febbraio 2014 n.13, che ha abolito il finanziamento pubblico dei partiti, e le linee guida per la redazione dello statuto dei partiti politici e dei movimenti del 21 febbraio 2018. L’adozione di uno statuto, e il suo deposito nel Registro degli Statuti dei Partiti Politici, è  condizione necessaria per potersi avvalere dei benefici previsti dalla stessa legge.

I due documenti contengono tutti i requisiti necessari per rispondere al dettato costituzionale. I principi cardine sono: un programma, un sistema di governance, una gestione economico-finanziaria trasparente.

Di fondamentale importanza è la richiesta di indicare le modalità di selezione dei candidati per le elezioni nazionali, regionali, comunali ed europee, sottintendendo che tale selezione debba privilegiare i candidati provvisti di cultura e competenza per il governo della cosa pubblica.

Purtroppo le modalità di selezione adottate da quasi tutti partiti politici negli ultimi vent’anni sono state quelle che hanno portato in Parlamento fedeli amici delle segreterie dei partiti piuttosto che persone dl alto profilo. Eppure i candidati di spessore ci sarebbero, a cominciare dai 150.000 laureati in materie scientifiche che ogni anno se ne vanno all’estero.

Nella legge 13/214 è posto un particolare accento sulla trasparenza della gestione economico-finanziaria  dove il rendiconto annuale, ove indicato nello statuto, deve essere certificato da una società di revisione esterna, compreso il bilancio consolidato di gruppo se il partito controlla altri enti o società.

Tale obbligo di certificazione sarebbe opportuno fosse reso obbligatorio per tutti i partiti, visti gli episodi di mala gestio che hanno coinvolto non solo la Lega.

Abolendo il finanziamento pubblico dei partiti, la legge 13/2014 dedica alcuni articoli al finanziamento privato, ponendo limiti e condizioni. Tuttavia queste disposizioni non sono sufficienti a impedire che i partiti siano finanziati da persone o società private che inevitabilmente rappresentano interessi che possono essere in contrasto con la politica del governo e del parlamento.

Non vi è dubbio che sarebbe assai più trasparente un regime di finanziamento pubblico dei partiti, con esclusione di qualsiasi finanziamento privato, finanziamento pubblico sottoposto alle più rigide regole del controllo di bilancio. Si porrebbe così fine alla creazione di ridicoli paraventi come le fondazioni che attualmente finanziano i partiti.

L’altro elemento chiave di una nuova azione politica è la legge elettorale. Dalla fine della seconda guerra mondiale abbiamo sperimentato troppi sistemi elettorali e nessuno ha garantito la stabilità di governo. Sessantasette governi in settant’anni, contro i 22 della Germania o i 26 del Regno Unito. Enrico Letta ha già espresso la sua preferenza per un sistema elettorale maggioritario, ma ha citato il Mattarellum che rappresenta il solito compromesso non risolutivo.

Il lavoro che attende Enrico Letta, che di certo comprende i temi citati, potrebbe essere favorito da un Movimento Cinque stelle 5Stelle guidato da Giuseppe Conte e da un ritorno nel PD degli esuli di LeU e MDP.

Nel frattempo la Scuola di Politiche di Enrico Letta e il voto ai sedicenni potrebbe generare una classe di giovani preparati e decisi a programmare i loro futuro.

© Riproduzione riservata