- Se il giornalista va a documentare la piazza no-vax, questa si evolve e diventa aggressiva, perché reagisce al corpo estraneo; se i media ignorano i cortei, come quelli del sabato a Milano, cementano la convinzione dei manifestanti di essere oscurati dal sistema.
- Se il governo impone le vaccinazioni, offre nuovi argomenti a chi invoca la libertà e denuncia la dittatura sanitaria. Se sceglie soluzioni di compromesso, scatena la rabbia di chi ne contesta la pavidità e l’ipocrisia burocratica.
- Quando la somma di bizzarrie individuali diventa una minaccia alla salute pubblica e all’incolumità individuale, qual è il dovere del governo e quello di noi giornalisti?
Ormai la questione è se le piazze no-vax sono una espressione di un libero dissenso, da tollerare anche e soprattutto perché prive di basi scientifiche e razionali, oppure un pericolo, per i singoli e per la collettività, dunque da arginare o reprimere. Anche gli squinternati hanno diritto a manifestare. Ma quando la somma di bizzarrie individuali diventa una minaccia alla salute pubblica e all’incolumità individuale, qual è il dovere di un governo e quello di noi giornalisti? La giornalist



