Il genere è una categoria culturale, storicamente determinata. Ogni gruppo umano definisce a modo proprio le caratteristiche sociali associate alle idee di uomo e di donna. Inoltre, poiché la storia non ha un senso univoco, spesso coesistono in uno stesso territorio concezioni diverse. È tanto più vero in una società che chiamiamo “multiculturale” perché vi coesistono gruppi umani linguisticamente e culturalmente eterogenei.

I dibattiti ne sono una conseguenza inevitabile. Per alcuni, il genere discende dall’aspetto anatomico rilevato alla nascita. Per altri è determinato da un sentimento di appartenenza. Per altri ancora, detti transmedicalisti, la transizione è valida soltanto dopo una diagnosi di disforia e/o un’operazione di riassegnazione chirurgica. Per il diritto è un tribunale a ratificare la transizione al nuovo sesso giuridico.

Nella vita quotidiana, il sesso viene assegnato soggettivamente sulla base dell’apparenza: corporatura, abbigliamento, voce. Insomma ogni gruppo sociale ricorre a una o più d’una tassonomia, e quando assolutizza la sua classificazione – «questo è un uomo, questa è una donna…» – possiamo parlare addirittura di un’ontologia.

In effetti, chiedersi se una donna trans sia effettivamente dotata di un “pene femminile”, come discende logicamente dalle premesse, è questione che ha rilevanza prettamente ontologica. Importantissima per alcuni, priva di significato per altri.

Senonché le divergenze tassonomiche creano conflitti. Come indicano tutte le statistiche, le persone transessuali subiscono frequenti aggressioni e minacce. Secondo la youtuber Natalie Wynn nel video Are Traps Gay?, la violenza scaturisce talvolta dalla scoperta tardiva, da parte di un uomo eterosessuale, che la persona dalla quale è attratto possiede dei genitali maschili.

Se la responsabilità materiale delle aggressioni ricade sugli aggressori, garantire la sicurezza delle persone transessuali è invece una responsabilità dell’intera società, in quanto la reazione violenta viene giustificata dall’idea secondo cui la transessualità sarebbe “sbagliata”.

La vita in una società multiculturale richiede a ognuno di riconoscere che quello che suona inaccettabile agli uni potrebbe non esserlo per gli altri. Non si può e non si deve pretendere che tutti riconoscano l’esistenza del pene femminile - convinzione perfettamente vera all’interno di una specifica ontologia, ma non in altre - ma si deve attivamente garantire la coesistenza pacifica di queste diverse ontologie.

Alcuni conflitti non sono solubili nella tolleranza, in quanto determinano concreti effetti giuridici e sociali. Per esempio i criteri di accesso a una competizione sportiva: l’ex-atleta Caitlyn Jenner ha dichiarato che le donne trans come lei non dovrebbero competere con le altre donne.

Più spinosa è la questione di come trattare le diagnosi di disforia precoce sui minorenni: medici come Diane Ehrensaft promuovono trattamenti per bloccare la pubertà fin dai nove anni. Questi temi sono inevitabilmente materia di dibattito e di negoziazione politica: è un’illusione credere che esista una soluzione tecnica, neutrale, “vera”.

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