Uno dei modi di seguire l’avanzamento dei diritti femminili è bloccare le discriminazioni al loro formarsi. A cominciare, appunto, dal linguaggio. È bene che la parità sia norma non solo linguistica. Per ora sono lontane le “generalesse” (figurarsi una donna che si occupa di strategia!) e accontentiamoci di avvertire che da sempre negli ordini religiosi esiste la madre generale
Ho molto apprezzato l’intervento di Vera Gheno sulle incertezze giornalistiche su come definire le nuove presenze femminili nelle FFAA: soldate o “soldatesse”? mi sembra opportuno riprendere l’argomento perché uno dei modi di seguire l’avanzamento dei diritti femminili è bloccare le discriminazioni al loro formarsi. A cominciare, appunto, dal linguaggio. Se in esecuzione della legge 180/1999, le donne sono state ammesse alla professione militare nel 2000, non è stato facile arrivarci: la prima p


