La larga maggioranza degli italiani è pacifista. In un paese che ha tante difficoltà da affrontare come la crisi economica, i prezzi del pane, della benzina, dell’acqua, le riforme della scuola, i problemi dell’ambiente, non ha senso che ogni anno vengano investiti sempre più soldi nelle armi.

Non è solo una questione etica per cui in questo momento il mondo deve pensare solo a costruire la pace, ma è una vera e propria questione economica. Gli antichi romani sostenevano che “Si vis pacem, para bellum”, se vuoi la pace, prepara la guerra. Come la maggior parte degli italiani, non posso essere d’accordo.

Se l’Europa si mettesse insieme per un esercito continentale le singole nazioni spenderebbero molto meno. Questa soluzione sicuramente sarebbe apprezzata anche da tutti i pacifisti, ma non da Conte e Salvini.

La marcia per la pace Perugia-Assisi del 4 ottobre negli ultimi anni ha trovato sempre più partecipanti, soprattutto nel mondo cattolico e di sinistra. Papa Francesco si è espresso con chiarezza: «Da pazzi aumentare la spesa per le armi». I politici che oggi sembrano folgorati dalle parole del papa sono gli stessi che negli ultimi anni hanno speso il 17 per cento in più per il riarmo.

Il motivo del cambiamento improvviso ha un solo nome: Vladimir Putin. Gli stretti rapporti di amicizia di un tempo sono stati messi a dura prova nell’ultimo mese. 

Il M5s e la Lega, per non parlare di Forza Italia, avevano steso una lunga serie di accordi con lo zar russo, sia dal punto vista commerciale che politico.

Dall’amore incondizionato di Silvio Berlusconi che oggi ancora gli impedisce di pronunciare il nome di Putin, un po’ come per Voldemort, il cattivo di Harry Potter, a Matteo Salvini che portava le magliette con l’effigie dello zar, all’ultimo della lista Giuseppe Conte.

La questione di scontro nel governo non è soltanto sulla guerra in Ucraina, ma piuttosto una guerriglia interna continua di campagna elettorale. Sia la Lega che i 5 Stelle sono in grande difficoltà non avendo una chiara visione del futuro e si arrabattano vivendo alla giornata e cercando di sfruttare il più possibile quello che hanno.

I Cinque Stelle sono lacerati tra Luigi Di Maio che sostiene con forza il governo e Giuseppe Conte che cerca di sopravvivere alla leadership. Già da tempo Beppe Grillo ha previsto una spaccatura all’interno del movimento. Un’ala più a sinistra e una più a destra. In questo caso, un profeta.

Più difficile è la questione della Lega. La popolarità di Salvini è vistosamente crollata dopo la sua sciagurata visita ai profughi in Polonia. Bisognerà aspettare di capire come si muoveranno Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia per frenare la brusca discesa del partito.

Salvini e Conte sono come due nocchieri, sballottati qua e là, senza la speranza di riveder le stelle.

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