Paolo Mieli sul Corriere della Sera evidenzia il rischio che si arrivi a una crisi politica del governo prima del semestre in cui il presidente della Repubblica non potrà più sciogliere le camere. In sostanza un incidente di percorso potrebbe costringerci a votare con la legge elettorale in vigore: il Rosatellum rimaneggiato dalla Lega. Presto entrerà in vigore il decreto del governo che ridefinisce collegi e circoscrizioni sulla base del taglio dei parlamentari, presentato come un atto dovuto, ma non è così.

Non è una “stranezza del destino” che questo decreto, che applica il taglio dei parlamentari, sia in arrivo, come scrive Mieli. La responsabilità è della maggioranza che ha rinunciato ad approvare una nuova legge elettorale, come si era impegnata a fare durante la campagna referendaria. Questo è il risultato dell’incoscienza di una maggioranza che così rischia di regalare la vittoria alle destre perché incapace di approvare una nuova legge elettorale proporzionale, tale da aprire una dialettica anche nell’opposizione.

Governo e maggioranza sono attraversati da crescenti tensioni. Il governo tende a rinviare, mentre le destre più aggressive sono all’attacco per ottenere nuove elezioni a ogni costo.

Le difficoltà e le incertezze su un contrasto efficace alla pandemia, a partire dai vaccini. Le decisioni da prendere a breve sulla destinazione delle imponenti risorse messe a disposizione dall’Europa per reagire alla crisi sociale ed economica. Sono tutte ragioni che spingono settori politici e sociali a puntare a elezioni anticipate prima possibile. Renzi fa incursioni in questo contesto. Senza una nuova legge elettorale ci troveremmo a votare con regole più maggioritarie del Rosatellum, perché la Lega nel maggio 2019 ha ottenuto che il maggioritario fosse prevalente in modo da obbligare il centro destra a un fronte unico e tentare di ottenere già con il 35 per cento, o poco più, la maggioranza in parlamento.

Con questa legge elettorale, se si votasse prima del semestre bianco, il centro destra a trazione leghista potrebbe eleggere da solo il presidente della Repubblica, ottenere una maggioranza parlamentare tale da modificare la Costituzione, con l’obiettivo di realizzare un’autonomia per le regioni sul modello di quelle a statuto speciale e il presidenzialismo. Obiettivi scritti nel programma elettorale delle destre nel 2018.

La maggioranza aveva promesso pochi mesi fa una nuova legge elettorale per correggere almeno le peggiori storture derivanti dalla riduzione dei parlamentari, per migliorare la rappresentanza territoriale e per una rappresentanza politica proporzionale.

Questa situazione di stallo è grave e pericolosa. La maggioranza sembra non avvertire la gravità delle conseguenze del blocco della discussione parlamentare.

È urgente l’approvazione di una nuova legge elettorale per arrivare a un impianto proporzionale e per consentire ai cittadini di scegliere direttamente i loro rappresentanti, superando finalmente le liste bloccate dei nominati dall’alto. Le modalità per consentire agli elettori di decidere direttamente i loro rappresentanti possono essere diverse, ma al di là della modalità questo è un punto di fondo.

No al maggioritario

Mieli non resiste alla tentazione di insistere per una legge elettorale maggioritaria, discutibile sempre, ma che in questa fase taglierebbe di netto la rappresentanza di una parte del paese, che non si sentirebbe rappresentata. Eppure è evidente che il nostro paese è percorso da pulsioni antipolitiche che possono essere recuperate solo riconoscendo il valore di rappresentare il più possibile le diverse posizioni politiche e sociali, le originalità territoriali.

Il nostro paese ha bisogno di una sorta di nuova fase fondativa delle modalità con cui si prendono le decisioni, lavorando per coinvolgere la grande maggioranza dei cittadini. Esattamente il contrario dell’indicazione del futuro presidente del Consiglio sulla scheda, cosa che con troppa leggerezza è stata fatta passare sotto la fattispecie di capo della coalizione, malgrado sia in evidente contrasto con la Costituzione.

Una legge elettorale maggioritaria sancirebbe l’imposizione di una parte sull’altra e questo potrebbe avvenire senza neppure avere la rappresentanza di una maggioranza dei cittadini.

Così si rischia di consegnare l’Italia alle destre per responsabilità della confusione nella maggioranza sulla legge elettorale.

 

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