È davvero difficile prevedere quando si fermerà la crescita dell’inflazione che tanto sta pesando su famiglie e imprese, per non dire della fine della guerra o degli impatti sanitari ed economici della pandemia in giro per il mondo. In un quadro di così grande incertezza si rincorrono analisi e previsioni dei cambiamenti che potranno avvenire nell’agenda politica internazionale e si arriva a mettere in discussione persino l’impegno climatico, che pure rimane una delle poche grandi questioni che ancora vede tutti i paesi coinvolti nel confronto negoziale.

Tira una brutta aria e il nostro paese rischia molto più di altri se affronterà questo scenario senza una chiara idea dei problemi che abbiamo di fronte e della rotta per uscire dalla crisi. È importante ricordare che veniamo da 20 anni di riduzione del potere d’acquisto delle famiglie e al contempo che non tutte stanno soffrendo allo stesso modo gli impatti dell’aumento dei prezzi energetici e dei generi alimentari. Allo stesso modo non tutte le imprese e settori vivono la stessa situazione di difficoltà.

Senza una lettura aggiornata della realtà persino la speranza che si è generata con il Recovery plan potrebbe finire frustrata, senza essere stati in grado di usare le risorse europee per recuperare ritardi, aiutare chi è più in difficoltà, accelerare su riforme che rinviamo da troppi anni. Un esempio è la delega fiscale su cui è intervenuto su queste pagine Innocenzo Cipolletta, che rischia di acuire ancora le disuguaglianze cresciute in questo nuovo secolo.

L’ombra di Draghi

Mario Draghi al Senato (Foto AGF)

A un anno dalle elezioni le forze politiche dovrebbero sfidarsi nella battaglia delle idee su come immaginare il paese oltre questa situazione di incertezza e paura del futuro, sulle riforme e le scelte da intraprendere. Per affrontare e non eludere i problemi nascondendosi dietro l’ombra di Draghi. Ad esempio, chi è d’accordo nel rinviare ancora un intervento che affronti le storture di un sistema fiscale che rallenta la transizione energetica, che continua a premiare fiscalmente il consumo e l’estrazione di quelle fonti fossili da cui dovremmo liberarci?

La conseguenza dell’inazione è che si perde un’occasione unica per spostare il peso della tassazione dal lavoro al consumo di risorse naturali e di affrontare così, non solo a parole, il cuneo fiscale e la transizione energetica. È una scusa che risponde a precisi interessi quella per cui con questi prezzi non si può intervenire sui sussidi alle fossili. Ci sono infatti tanti esempi di sconti su Iva e accise che non hanno alcuna ragione logica, e che hanno l’effetto di rendere non conveniente per famiglie e imprese di passare alle rinnovabili e di investire in efficienza energetica.

Il bagno di realtà

Nessun paese ha da perdere quanto l’Italia nel dare ascolto a chi sostiene che ora serva un bagno di realtà, che la guerra ha modificato completamente lo scenario internazionale e che si debba rinviare la transizione energetica. Questa tesi è sbagliata perché non affronta i problemi – rinuncia a uscire dalla dipendenza e propone solo di cambiare fornitore di petrolio e gas – proprio ora che le alternative esistono. Di fronte a uno scenario così incerto tutti sono chiamati alla responsabilità di proporre soluzioni e riforme per affrontare al contempo la situazione di emergenza e per non ritrovarsi tra qualche tempo nella stessa situazione. Non possiamo permetterci ancora una volta di qualche bonus e sconto per alcuni mesi a un certo numero di soggetti, quando oggi i problemi si possono affrontare in modo diverso dal passato e più efficace.

Come per le bollette, dove oggi la sfida è di realizzare riqualificazioni che consentano alle famiglie di fare a meno del gas e ridurre la spesa fino all’80-90 per cento. Come si può fare per la mobilità, smettendola di ragionare sempre in termini di infrastrutture ma piuttosto di possibilità per i pendolari, ad esempio di trovare più treni e autobus dove oggi si viaggia su convogli stracolmi e dando la possibilità di accedere allo smart working.

Come si dovrebbe fare sugli extra profitti di chi estrae petrolio e gas in Italia, con una riforma che semplicemente garantisca trasparenza e una tassazione nella media europea. E non possiamo solo guardare dentro i nostri confini, ma intervenire con una strategia europea per aiutare i paesi africani di fronte alla spirale dei prezzi del grano e dell’energia, degli impatti dei cambiamenti climatici. È ora il momento delle scelte se non vogliamo che ad affrontare questi tempi incerti siano nazionalisti e populisti.

© Riproduzione riservata