Lotta alle disparità: la sinistra punti sulla patrimoniale

Di recente Domani ha rilanciato la discussione sull’imposta patrimoniale e di successione, esponendo le ragioni di equità e di coesione sociale che le suggeriscono e l’enorme entità dei patrimoni coinvolti. Il tema va visto nel più ampio contesto del programma di coalizione, la cui guida non può che spettare al Pd, maggior partito, solo a definirsi tale; l’opposizione unita dovrà definirlo prima che sia troppo tardi. La cornice del programma, in un grande paese fondatore, dovrà essere la scelta federalista, massima priorità della Ue, in contrapposizione al governo Meloni, avvinto all’aspirante autocrate Usa, che ne è gran nemico. Abbattere il tabù della patrimoniale, rivedere la tassa di successione Governo od opposizione Fra due anni bisognerà vincere prima e governare poi, non costruire l’opposizione alla destra estrema; a questo invece tanti pensano, già pronti a concedere la palma a Meloni. Non puntano al governo, ma allo strapuntino. Al centro di tale quadro starà la lotta alle disuguaglianze che minano alla base il consenso alla democrazia, da condursi guidando le persone su uno stretto sentiero, fugando i loro antichi timori, gonfiati ad arte dalla destra. Vanno coinvolte mostrando la vacuità dello slogan “via le mani dalle tasche degli italiani” e l’opinione di un gran liberale come Luigi Einaudi; l’imposta di successione, diceva, «non impone nulla in quanto aspetta l’inevitabile trascorrere del tempo». Solo uno stato ben finanziato può fornirci i servizi cui siamo tutti attaccati, a partire da salute e istruzione. Non possiamo volere al contempo servizi svedesi e tasse libanesi, con sequele di “rottamazioni” in nome d’una finta pace fiscale, involontario regalo degli onesti ai furbastri. Va invertita la tendenza a crescenti disuguaglianze, specie patrimoniali, e preservato un welfare sostenibile per rammendare il tessuto sociale, spiegando quali cambiamenti sono necessari e come usare le risorse raccolte a quei fini. Dove trovarle? Come gli osservatori più acuti sottolineano, da ultimo su Repubblica Vincenzo Visco, bisogna ricondurre ad unità un’imposizione progressiva sul reddito ormai sparsa in una giungla d’imposte speciali distinte per corporazioni, rivedere un catasto antidiluviano e regressivo, tornare all’Imu sulla prima casa (salvo per le fasce più bisognose) e a un’imposta di successione degna del nome. Fra l’incasso attuale di questa in Italia (900 milioni) e in Francia (21 miliardi) il divario è inammissibile. Se ad alcuni il gettito francese pare eccessivo, il nostro, afflitto pure da vasti “buchi”, è ridicolo. Tassare i ricchi, la destra osteggia una manovra etica Obiettivi ignorati Quanto all’impiego di tali risorse, la coalizione va costruita intorno ad obiettivi ignorati dalla legge finanziaria del governo, con strumenti che al contempo riducano le disuguaglianze e rilancino lo sviluppo. Generazioni altrimenti destinatarie di fortune immense vanno indotte ad attivarsi invece, nell’interesse anche loro personale; perché farli attendere che cada dal cielo l’individuale, immeritata manna? A quei giovani non devono arrivare soldi per vivere di rendita, ma beni pubblici utili all’affermazione di ognuno. Non redistribuzione, ma misure volte a tenere coeso il paese e a rimettere in funzione l’ascensore sociale che fu alla base del miracolo italiano. Servono finanziamenti alla ricerca, specie universitaria, per trattenere giovani istruiti a pubbliche spese oggi spinti a emigrare; risorse per asili nido e l’istruzione obbligatoria; strumenti di protezione d’un Sistema sanitario nazionale a rischio d’infarto per l’esodo di medici e infermieri attratti da vantaggiose proposte anche estere; infine un programma d’edilizia popolare che consenta a coppie non ereditiere di metter su casa e famiglia. Questo piano si scontrerà con l’opposizione di chi profitta del corrente andazzo, disponendo di potenti megafoni mediatici e forti lobby parlamentari ben incistate nella destra meloniana. Per batterle servono insieme coraggio e astuzia, «Bisogna, adunque, essere golpe a conoscere e’ lacci, e lione a sbigottire e’ lupi». Chi è solo leone non vede i lacci e sempre ci casca dentro. La patrimoniale aiuta ma non basta, riformiamo l’Irpef