Mercoledì il parlamento europeo è chiamato a fare un’importante scelta che avrà un grosso impatto sul futuro del comparto industriale italiano. La scelta sulla tassonomia, se con o senza gas e nucleare, stabilirà l’indirizzo della finanza allineata con la transizione verde.

Il cambiamento climatico è uno stravolgimento epocale e come tale ridisegna gli equilibri mondiali, spingendo gli stati ad abbattere le emissioni e adattarsi o a soccombere. Le catastrofi legate alla siccità e alle temperature estreme che stiamo vivendo in Italia sono solo l’inizio di una nuova normalità con la quale dovremo confrontarci. Saranno in grado gli stati di trasformare il proprio sistema energetico e produttivo in tempo per evitare impatti ingestibili e adattarsi alla nuova realtà? La risposta a questa domanda determinerà la capacità di garantire la sicurezza nazionale e quali economie resteranno competitive nel mercato globale.

Il costo

Il costo di questa transizione è elevato in termini di investimenti immediatamente necessari ma estremamente basso rispetto ai costi economici e umani dell’inazione. L’Unione europea lo stima al 2 per cento del Pil annuo, fino al 2030, di cui la componente di investimento privato è quella preponderante. Il tessuto industriale italiano, largamente caratterizzato da piccole e medie imprese, è in una situazione di grande necessità di investimenti funzionali alla trasformazione delle catene produttive.

La tassonomia europea è lo strumento giusto al momento giusto. Una tassonomia verde può offrire alle piccole medie imprese italiane quel credito, accessibile e a basso costo, che consentirebbe di aggiornare i processi produttivi, ridurre il consumo energetico abbattendo gli alti costi, rimanendo quindi competitive.

Tra i settori che la tassonomia esplicitamente include infatti ci sono settori chiave del tessuto industriale italiano, tra cui edilizia, trasporti e logistica, oltre all’indotto dell’efficienza energetica (ad esempio pompe di calore, in cui l’Italia è un’eccellenza internazionale). Fin qui tutto bene, ma c’è un però.

La mossa della Commissione

A inizio anno la Commissione europea ha introdotto gas e nucleare nella tassonomia, aprendo la porta del finanziamento verde ai grandi gruppi energetici. Chi ne beneficia? Non certo l’Italia perché nel nostro paese non esiste un programma nucleare e, contrariamente al resto d’Europa, il nostro sistema elettrico richiede solo investimenti modesti nel settore gas.

I paesi dell’Europa centro-orientale invece, e la Germania in particolare, che ha una fetta importante di carbone nel proprio mix energetico da eliminare, beneficeranno di milioni di euro di capitali “verdi” per la transizione verso il gas, diminuendo la disponibilità per le alternative come rinnovabili ed efficienza.

La Francia, che ha presentato un ambizioso programma di costruzione di nuovi reattori nucleari il cui costo si misura in miliardi, sarà un altro dei principali beneficiari. Per l’Italia, è evidente che una così alta domanda di capitali a livello europeo ridurrebbe la disponibilità, ed alzerebbe potenzialmente i costi, per le piccole e medie imprese italiane.

Se l’obiettivo è la creazione di finanziamento europeo dedicato a gas e nucleare nella transizione, questo dovrebbe avvenire attraverso un dibattito aperto e condiviso, che parta da un principio di equa ridistribuzione delle risorse tra gli stati membri in base alle necessità dei paesi. Sarebbe inoltre opportuno considerare il ruolo di breve termine assegnato al gas da REPowerEU nella diversificazione delle fonti russe. L’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia non fa nessuna di queste due cose, è un approccio poco efficace per affrontare la questione e non farebbe che aumentare la nostra dipendenza dal gas.

Il sostegno dell’Italia

Il sostegno della proposta della Commissione da parte del Governo italiano mostra ancora volta il permanere di un una forte influenza da parte dell’industria fossile sulle scelte pubbliche a beneficio di poche grandi imprese e contro il più vasto tessuto industriale e la maggioranza dell’opinione pubblica, che è pronta a uscire dal gas. Il Parlamento europeo ha promosso una mozione, già approvata dalla commissione economia e ambiente, di eliminare gas e nucleare dalla tassonomia. Il voto, nella seduta plenaria di domani, potrebbe finalmente creare le basi di una transizione di buon senso, a vantaggio dell’intero tessuto produttivo del sistema paese e non solo dei grandi gruppi energetici. Chi tra i nostri europarlamentari ha capito dove sta davvero l’interesse del nostro Paese?

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