Sette uomini riuniti vanno bene per una partita di calcetto, forse, non per discutere dei corpi delle donne. Eppure è ancora questo ciò che avviene a Torino, in Piemonte, in Italia e in generale un po’ ovunque.

Nel caso specifico, la stanza dell’ascolto, che in realtà non è altro che la stanza della vergogna: quella annunciata nel 2023 dalla giunta del presidente Alberto Cirio, con in testa il suo assessore con deleghe alle Politiche sociali e dell'integrazione socio-sanitaria Maurizio Marrone, dentro le mura del Sant’Anna, un ospedale pubblico caposaldo del diritto all’aborto sul territorio.

La stanza dell’ascolto è illegittima

La settimana scorsa il Tribunale amministrativo regionale ha dichiarato, finalmente, quella stanza illegittima, grazie al lavoro di Cgil e di Se Non Ora Quando, che fin da subito si sono battuti per tutte noi. Quella sentenza ha detto una cosa chiara: questa stanza non s’ha da fare. Per noi, persone che hanno a cuore i diritti delle donne e dell’autodeterminazione dei corpi, non s’aveva da fare neanche prima di investire parecchi soldi pubblici che escono dalle nostre tasche per andare non a migliorare la sanità pubblica, non ai servizi ospedalieri, ma nel Fondo Vita Nascente. Le persone dentro quella stanza sono volontarie, lo sappiamo.

Ma a maggior ragione: vogliamo affidare una questione delicata come il decidere se portare avanti o interrompere una gravidanza a chi non è professionista? Mi domando dove siano finite le battaglie degli anni Settanta.

Si nascondono dietro i rider

E poi il colpo di scena della Regione Piemonte, che nel giorno della sentenza ha deciso di far uscire l’ordinanza anti caldo per i rider, scelta legittima ma forse, per chi vuol pensare male, pronta per distogliere l’attenzione. E a pensare male si fa peccato, però spesso ci si azzecca. L’assessore Marrone, non contento, ha indetto una riunione dove appunto erano in sette, tutti uomini, tutti senza utero.

Qui si apre un altro discorso, molto più ampio, altrettanto sacrosanto: perché nelle posizioni di potere, quelle che danno diritto a sedersi a questi tavoli, ci sono sempre e solo uomini? Viviamo in un’epoca in cui chi è al governo, dell’Italia e della Regione Piemonte, non vuole che si usino le declinazioni al femminile. Forse è perché le ministre e le assessore sanno di essere eccezioni e, invece di realizzare politiche che aiutino realmente le donne, pensano che ignorando ciò che ormai sono basi di grammatica non ci si accorga dell’elefante nella stanza?

È molto grave che nel grattacielo della Regione Piemonte si realizzino scenari alla Bojack Horseman o che rimandano al film Barbie. Farebbe ridere, se non ci fosse da piangere.

Un milione, sei colloqui, un flop

Infine, alcuni numeri. La stanza dell’ascolto è stata annunciata nell’estate del 2023. Per mesi è stata rimandata l’apertura, con più di un’inaugurazione tra le mura del Sant’Anna e tagli del nastro annessi. Il Fondo Vita Nascente ha ricevuto un milione di euro di fondi solo nel 2024. Abbiamo una sanità a pezzi, il pubblico che viene perennemente smantellato, liste d’attesa eterne per i più semplici controlli, controsoffitti negli ospedali di Torino – e non solo – che crollano.

Sono solo i primi problemi che mi vengono in mente se penso a quali altri modi ci sarebbero per utilizzare quei fondi. Per non parlare dei consultori, che erano un gioiello della nostra sanità e ora sono abbandonati a se stessi.

Basti pensare che per legge dovrebbe essercene uno ogni ventimila persone. In Piemonte arriviamo a stento a uno ogni 35mila. Invece la destra gioca con i corpi delle donne, spacciandolo pure per aiuti concreti, quando invece gli unici a giovarsi di queste scelte sono i pro-vita, che infatti vengono invitati ai tavoli dove si prendono le decisioni.

Io penso che come sempre a perdere siano le donne, a prescindere dalle scelte sui propri corpi. Una volta ci bruciavate, oggi non ci invitate ai tavoli. Eppure, come dimostra il lavoro fatto da Cgil e Se Non Ora Quando, siamo ancora qua a lottare. Infine, in due anni dall’annuncio, sono avvenuti sei colloqui. Ripeto: quasi ventiquattro mesi, sei colloqui. In una partita di calcetto che risultato sarebbe?

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