Anche i suoi più strenui oppositori erano disposti a riconoscere al presidente Usa il successo per l’accordo di pace. Non fosse che ha voluto debordare, causa un ego così smisurato da sbaragliare qualunque confronto. Il tutto al parlamento israeliano, in un'atmosfera da convention aziendale dove il padrone del vapore se la cantava e se la suonava
Anche i suoi più strenui oppositori erano disposti a riconoscere a Donald Trump un vero successo da applausi, a differenza di quelli fasulli che è solito millantare, perché venti ostaggi israeliani da due anni nei tunnel di Hamas sono tornati a casa vivi in cambio della liberazione di 1966 detenuti palestinesi. C’era un contesto che congiurava a favore della riuscita dell'impresa, Benjamin Netanyahu ormai stretto tra le proteste montanti nel mondo e le pressioni anche dei parenti dei prigionieri



