In pochi giorni due avvenimenti internazionali manifestano la rappresentazione di un nuovo equilibrio: l’accordo commerciale Usa-Regno Unito e il consolidamento del partenariato strategico tra Russia e Cina.

Si può arrivare ad un accordo commerciale con la Casa Bianca? A quanto pare si, e lo si può fare anche con un governo laburista come quello di Keir Starmer, molto distante politicamente dal discorso trumpiano.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno annunciato un «accordo commerciale parziale», presentato da Donald Trump e Keir Starmer come un passo verso una collaborazione rafforzata. Scendono i dazi sulle automobili britanniche, calano le restrizioni all’ingresso dei prodotti agricoli americani nel Regno Unito, si riducono i dazi sull’acciaio e l’alluminio. Resta un livello generale di protezionismo al 10 per cento, quella che Trump considera una barriera ineliminabile per fare cassa, spostare posti di lavoro in America e far vedere di rispettare le promesse elettorali. Possibile poi che sussistano clausole informali, in cui i britannici si impegnano ad acquistare più armamenti, energia e titoli di stato dagli Stati Uniti.

L’accordo non ripristina lo scenario pregresso, ma mitiga le sparate protezionistiche di Trump delle prime settimane. Con il presidente americano si può dunque negoziare, vale anche per gli altri alleati. Anche perché l’America non può permettersi di estremizzare le proprie richieste poiché i più leali alleati sono ancora fondamentali per la sicurezza dell’Occidente.

Lo si vede dal collegamento con il secondo avvenimento importante di inizio mese, cioè il consolidamento dell’alleanza tra Cina e Russia messa in mostra alla parata del 9 maggio a Mosca. L’America può chiedere agli alleati di fare di più – sulla difesa, sull’export, sulla moneta – ma non può alienarsi del tutto le simpatie del resto dell’Occidente.

Un bagno di realtà 

La guerra in Ucraina ha fatto un bagno di realtà a Trump perché è difficile chiudere un conflitto con una Russia né vincente né perdente e soprattutto gli alleati possono tornare utili per fornire le garanzie di sicurezza necessarie all’Ucraina. Ad ogni modo è chiaro che la Casa Bianca non potrà sfilarsi del tutto dal teatro europeo: le armi deliberate da Biden partiranno per Kiev e l’intelligence continuerà ad essere fornita all’esercito di Zelensky fino all’eventuale congelamento del conflitto.

La coalizione dei volenterosi, pur tra lentezze e divisioni, può essere utile a Trump per aumentare la pressione sulla Russia. I leader europei sembrano aver finalmente capito che l’azione diplomatica, la fornitura di garanzie di sicurezza e l’inasprimento delle sanzioni economiche sono misure più concrete rispetto al parlare astrattamente di invio di soldati in Ucraina alimentando divisioni nella coalizione e creando tensione nell’opinione pubblica.

È anche il segno di una migliore calibrazione del rapporto con Trump, che infatti sembra riammettere, seppure in modo limitato, gli alleati occidentali al tavolo delle trattative. In questo contesto, una prova importante per Meloni sarà l’organizzazione e i risultati della conferenza sulla ricostruzione in Ucraina di luglio. La forza di Kiev passa anche dagli investimenti esteri e dallo sviluppo industriale, il nostro paese sul punto può incidere più che su quello militare.

Il ritorno

L’Occidente, dopo quattro mesi di smarrimento, sembra tornare a fare meglio blocco anche perché l’asse tra Pechino e Mosca rende più manifesta la teoria di una seconda guerra fredda con l’Occidente. Il commercio tra i due paesi ha superato i 245 miliardi di dollari nel 2024, con 90 nuovi progetti nel settore energetico, spaziale e tecnologico.

Il 90 per cento delle transazioni avviene in rubli e yuan, con l’intenzione di attentare al ruolo del dollaro. Xi e Putin hanno condannato l’“unilateralismo” occidentale, posizionandosi come garanti di un ordine multipolare che mira a sgretolare l’alleanza atlantica. L’integrazione economico-militare tra i due paesi è sempre più forte e problematica per l’Occidente. Finire la guerra in Ucraina con un accordo troppo debole per Kiev significa avvantaggiare l’aggressore russo e indirettamente fornire ai cinesi la possibilità di allargare i propri orizzonti d’influenza.

Il quadro internazionale, dunque, pare destinato a ricomporsi seppure in forme diverse al passato. La linea più estrema del trumpismo, troppo ideologica, cede il passo al pragmatismo e ad una rinuncia parziale del programma. Ma anche i paesi europei si sono ricalibrati in virtù dei cambiamenti americani, dopo settimane di isteria ed eccessive intemperanze verso Trump. Ora negoziazioni, nuovi accordi e ricostituzione delle alleanze sembrano essere più semplici, anche perché gli avversari delle autocrazie si palesano in modo sempre più chiaro e compatto.

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