Il piano di Trump sull’Ucraina è la conferma di un mondo post europeo

Il secondo mandato di Donald Trump sancisce l’avvento di un ordine mondiale post europeo. Il piano per la pace in Ucraina sintetizza brutalmente questa intenzione: il futuro della sicurezza dell’Ucraina è affare degli europei e non degli Stati Uniti, con annessi rischi per la sicurezza comune; la Russia va riammessa all’ordine internazionale delle nuove zone di influenza; il destino di Kiev è subire un parziale smembramento. La centralità del vecchio continente già persa progressivamente dopo la fine della Guerra fredda, oggi sembra svanire quasi del tutto. Gli Stati Uniti, guardano ovunque men che verso l’Europa, relegando questa ai margini delle nuove dinamiche globali. «Il piano Usa? È un inizio». Gli europei alle strette pagano il conto a Trump Le azioni di Trump Basta riesaminare rapidamente le azioni del presidente americano nell’ultimo anno. La Casa Bianca privilegia il confronto con la Cina, concentrandosi sull’Asia-Pacifico e ridisegnando le proprie alleanze intorno al triangolo Stati Uniti-Giappone-Corea del Sud, con obiettivi di supremazia tecnologica (semiconduttori, Ia) e controllo delle rotte nel Mar Cinese Meridionale. In parallelo, l’America Latina viene coinvolta in una competizione neo-monroeista su risorse strategiche come idrocarburi e terre rare, con investimenti diretti e partenariati energetici per contrastare l’influenza cinese, soprattutto su litio e rame. Verso nord, le pressioni sulla Groenlandia e sull’Artico possono essere lette con la stesse lente della costruzione di una “fortezza America”. Questa nuova articolazione trova un’ulteriore espressione nella crescente centralità dei paesi del Golfo Persico nella politica estera americana. Gli Stati Uniti rafforzano le alleanze energetiche e militari con Arabia Saudita, Emirati, Qatar e Bahrain, essenziali sia per la sicurezza delle rotte che per contenere Iran e bilanciare la presenza di Russia e Cina. Gli Accordi di Abramo hanno dato origine a un nuovo assetto regionale, che include la cooperazione con Israele, a cui è data mano libera nella limitazione dell’Iran in ogni teatro. Anche il tipo di diplomazia che si esercita è oramai lontana dagli schemi europei. Basti pensare agli scambi che cerca Trump tra armi ed energia o tra sicurezza e materie prime oppure alle enormi risorse, in termini di investimenti e di doni personali, riversati dai paesi arabi a Washington. Ma forse è ancora più paradossale il fatto che Trump si trovi più a suo agio nelle trattative con Xi e Putin, mentre la diplomazia americana sembra trattare con sufficienza, se non con disprezzo, leader europei considerati impreparati ad affrontare il nuovo mondo in cui sono ridotti a comparse senza armi, metaforiche e reali. Ne è testimonianza il fatto che altri sono riusciti a negoziare sui dazi, mentre gli europei hanno subito il protezionismo senza di fatto poter reagire o scambiare alcunché. Russia-Ucraina, se la pace è ingiusta la guerra sarà infinita L’Europa come l’Italia del Rinascimento In questo contesto, il futuro dell’Ucraina taglia come una lama i regimi politici europei. Si prendano come esempio le vicende quirinalizie in Italia della scorsa settimana. Al di là delle polemiche di giornata, ciò che emerge è una spaccatura in entrambi gli schieramenti sull’Ucraina. Una frattura che potrebbe essere destinata ad ampliarsi col piano di Trump perché anche qualora fosse raggiunta la pace, Kiev dovrà essere sostenuta quanto meno con risorse economiche europee. Sull’uscio dei sistemi politici ci sono potenziali destabilizzazioni che potranno attraversare tutti, o quasi, i paesi europei. Il piano di Trump potrà forse essere migliorato dalla prospettiva ucraina ed europea se ci saranno delle negoziazioni, ma la sostanza politica resta quella di un mondo post europeo. I paesi del vecchio continente ricordano drammaticamente le città italiane nel 1494: la penisola rappresentava all’epoca la punta più avanzata della civiltà mondiale ma era diviso in città e micro Stati regionali litigiosi e divisi l’uno dall’altro, incapaci di difendersi al meglio. Iniziarono in quell’anno una serie di guerre che, nel giro di cinquant’anni, portarono tutte le città italiane a cadere sotto il controllo di Stati stranieri grandi, centralizzati e armati fino ai denti con le migliori tecnologie dell’epoca. Il rinascimento venne spazzato via, l’Italia rimase per tre secoli terra di conquista da parte di potenze estere. L’analogia è spaventosa e sgradevole, ma apre gli occhi sulla condizione europea di oggi.