I leader europei devono evitare di convalidare un nuovo sistema internazionale, fatto di minacce, pressioni, colpi sleali, discrezionalità nei confronti di singoli paesi o di specifici governi e negoziati bilaterali. Sarebbe la fine dell’Unione
Dopo l’accordo con il Regno Unito, appare sempre più evidente che l’obiettivo di Trump è quello di imporre un dazio del 10 per cento su tutte le importazioni, non tanto per riequilibrare i conti con l’estero, quanto per fare cassa, come abbiamo sottolineato più volte su questo giornale.
Infatti, il presidente americano ha dapprima imposto un dazio del 10 per cento a tutte le importazioni, poi ha minacciato dazi ulteriori al 20/25 per cento sulla base di calcoli fantasiosi che tuttavia ha sospeso in attesa di trattative. L’accordo è stato trovato facilmente, mantenendo il dazio al 10 per cento, che il premier britannico Keir Starmer ha finito per considerare un minimo sopportabile. In realtà questo era il vero obiettivo di Trump, come lui stesso ha finito per dichiarare.
Il vero fine
Trump vuole spostare la tassazione dai redditi degli americani alle importazioni dall’estero. Il suo obiettivo principale non è quello di ridurre gli squilibri nella bilancia dei pagamenti, ma fare cassa sulle importazioni sia per avere uno spazio per ridurre le tasse sui redditi, sia per frenare la crescita del disavanzo pubblico.
Tutta la moina di annunciare super dazi e poi ritirarli momentaneamente per trattare nasconde l’obiettivo primario di mantenere la tassa del 10 per cento che, a detta di Trump, sta già producendo un bel po’ di quattrini nelle casse americane. In queste condizioni non c’è spazio per un negoziato che voglia azzerare i dazi, perché quel 10 per cento è destinato a rimanere.
Si tratta allora di capire come reagire a questa imposizione. Una tassa del 10 per cento sulle importazioni è una tassa indiretta sugli americani che pagheranno di più, come se Trump avesse aumentato le imposte negli Usa. Certo, è discriminante verso le importazioni e contraria ad ogni buona regola del commercio internazionale, ma non farà grandi danni, non di più di una politica fiscale restrittiva negli Usa che sarebbe comunque necessaria per arginare la crescita del disavanzo e del debito pubblico.
Per gli Usa aver scelto di discriminare le importazioni nei confronti della produzione nazionale, significherà un processo di progressivo isolamento dal resto del mondo, sia perché ci saranno reazioni commerciali di vario tipo da parte di molti paesi, sia perché ci sarà una forte e crescente disaffezione nei confronti degli Usa e delle sue produzioni, come già appare evidente.
Certo, non tutti i paesi si trovano nella stessa situazione. Ma per l’Europa, gli scambi di merci con gli Usa pesano per l’1,2 per cento del Pil e sono pertanto una quantità che si può affrontare senza eccessive difficoltà.
Evitare i compromessi
Meglio evitare, dunque, di scendere frettolosamente a compromessi proponendo acquisti di gas liquefatto a caro prezzo o di armi e tecnologie che poi ci legherebbero agli Usa di cui non ci si può più fidare, purtroppo. Meglio lasciar andare le cose come vuole Trump che si farà male da solo.
Quello che va evitato è di convalidare un nuovo sistema internazionale, fatto di minacce, pressioni, colpi sleali, discrezionalità nei confronti di singoli paesi o di specifici governi e negoziati bilaterali. Sarebbe un colpo fatale al multilateralismo e il riconoscimento di un sistema di rapporti fatti su base bilaterale, dove vince il più forte. C’è da scommettere che in questo sistema l’Unione Europea non riuscirebbe a sopravvivere, perché ci sarebbero mille pressioni nei confronti dei singoli paesi europei, nascerebbero ovunque partiti nazionalisti che privilegerebbero la via nazionale nei rapporti esterni per ottenere qualche vantaggio e tutto questo sarebbe la fine dell’Europa Unita.
La via intrapresa da Trump diventerebbe la soluzione adottata da tutti i paesi e si consoliderebbe malgrado i danni che potrebbe arrecare all’economia e alla democrazia nel mondo. Alla fine, verremmo ad avere un nuovo ordine mondiale basato su rapporti bilaterali e finiremmo per sostenere che Trump aveva ragione e questa sarebbe veramente una beffa per tutti e un gran passo indietro nel progresso mondiale.
Finora i dazi hanno fatto male solo agli Usa ed è bene che continuino così, senza bisogno di pagare dei costi per far ragionare Trump.
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