«Infedeltà e tradimento si prescrivono in 15 anni». Così il leghista Claudio Borghi avverte il governo, nella sua ultima arringa per fermare la riforma del fondo salva stati Mes, che sarà ratificata al Consiglio europeo di oggi e domani e poi dovrà passare dai parlamenti nazionali per un voto di conferma, visto che il Mes smetterà di essere un accordo soltanto tra governi ed entra nella legislazione comunitaria.

Il governo ha ottenuto i voti che servivano, alla Camera come al Senato, e così il presidente del Consiglio ha il mandato per confermare la linea che l’Italia ha tenuto anche negli ultimi due anni sul tema. Cioè rivedere alcune regole di funzionamento del Mes, nato nel 2012 per dare credito a stati con problemi a trovarlo sui mercati, e in procinto di diventare lo strumento con cui alimentare il fondo europeo che gestirà le crisi bancarie future di dimensione europea.

Le teorie del complotto

L’intervento di Claudio Borghi, che è stato presidente della commissione Bilancio alla Camera, è utile a riassumere tutte le teorie del complotto sul Mes per vedere quanto sono fondate. Borghi dice che il 12 giugno del 2019 «il capo di gabinetto di Conte, Alessandro Goracci chiamò in tutta segretezza quattro persone, Garavaglia, Bagnai, Castelli e un assistente del sottosegretario Fraccaro in una stanza chiusa facendo vedere il testo, peraltro in inglese, del nuovo trattato Mes».

Borghi omette che l’accordo per la riforma del Mes esiste dal dicembre del 2018, quando la maggioranza in parlamento era Lega-Cinque stelle, e che poi è stato modificato ma soltanto in senso di evitare alcune zone di ambiguità che potevano far pensare ad automatismi nella ristrutturazione del debito (cioè, di fatto, bancarotta) dei paesi beneficiari.

E’ questa una delle ossessioni di Borghi: che qualcuno – la Germania, la Commissione, i mercati – costringa l’Italia a fare ricorso al Mes e che, potendo noi accedere soltanto alla linea di finanziamento per i paesi ad alto debito che non rispettano i parametri di bilancio, poi veniamo costretti a ristrutturare il debito, come nei fatti ha dovuto fare la Grecia dopo il 2010.

Quale sarebbe lo scopo di questo complotto anti-italiano non è ben chiaro, ma Borghi lo intravede e come prova del complotto adduce il voto a maggioranza qualificata: «Con l’80 per cento dei voti espressi, ma io sono sicuro che l’Italia avrà la possibilità di mettere il diritto di veto, bene, sapete qual è la quota dell’Italia nel fondo Mes, peccato il 18 per cento, mentre serve il 20 per cento per bocciare la maggioranza, e la Francia ha il 20,3». Seguono applausi. Ma è falso: l’Italia ha il 17,7 per cento ma la maggioranza qualificata, come si legge sul sito del Mes ma anche nella risoluzione presentata dal centrodestra e quindi dalla Lega, è dell’85 per cento. Quindi l’Italia ha diritto di veto, perché basta il 15 per cento a bloccare le scelte.  

Fermare gli speculatori

Tra le modifiche del trattato c’è la clausola di azione collettiva single limb che permettono da un lato di semplificare le procedure in caso di ristrutturazione del debito, dall’altro riducono gli incentivi a farla perché riducono le opportunità di profitto. Per modificare i termini di rimborso del debito pubblico basterà l’approvazione della maggioranza dei detentori dei titoli emessi invece che l’attuale doppia maggioranza, che prevede anche la maggioranza dei detentori di ogni singola emissione coinvolta.

Così la ristrutturazione del debito diventa meno probabile perché singoli speculatori non potranno sperare di veder rimborsato per intero i titoli che detengono mentre la maggioranza si fa carico delle perdite, se c’è bancarotta c’è per tutti.

Ma per Borghi e tanti anti-Mes questo è inconcepibile, «a meno male che un fondo speculativo potrebbe bloccare la procedura – un debito pubblico deve essere privo di rischio – qualsiasi cosa che preveda il default è una pistola puntata alla tempia dei risparmiatori».

Però è lo stesso Borghi che da anni predica la cancellazione del debito, “«Questo debito potrebbe essere ridotto fortemente oggi con un tratto di penna, la Banca centrale europea ha ricomprato i 1200 miliardi di debito dell’eurozona, questi titoli sono già stati monetizzati», diceva già nel 2017 prima di andare al governo e poi non ha mai smesso.

Uovo o gallina?

Altro argomento del complotto anti-italiano: il Mes potrebbe richiedere ai singoli paesi di versare tutto il capitale deliberato ma non ancora conferito, “nel caso dell’Italia 110 miliardi di euro richiamabili entro 7 giorni dalla richiesta”. Ma sono pochi gli eventi finanziari negativi che potrebbero richiedere un simile esborso in così poco tempo, forse c’è una sola entità che potrebbe aver bisogno di tante risorse in caso di improvvisa crisi di accesso al credito: la Repubblica italiana.

Un po’ contorto immaginare che il complotto anti-italiano temuto da Borghi venga attuato chiedendo all’Italia di versare i soldi per salvare se stessa e andare così in crisi. O viene prima l’uovo, o la gallina.

Poiché sui mercati finanziari le profezie più pericolose sono quelle che si auto avverano, in realtà sono Borghi e gli anti Mes (Cinque stelle inclusi) a esporre l’Italia a rischi: il dibattito sulla riforma del trattato e il rifiuto di richiedere anche la linea sanitaria del Mes (37 miliardi) hanno dimostrato che il fondo salva stati inventato nel 2012 per fermare la crisi dell’euro in Italia è politicamente radioattivo.

E che non ci sono condizioni politiche per farvi ricorso neppure nelle sue modalità più innocue. In caso di uno shock che colpisse soltanto l’Italia – una crisi politica, un fallimento bancario o altro – i mercati guarderebbero quindi all’Italia come a un paese molto più rischioso, perché ad alto debito e di fatto fuori dalla rete di protezione del Mes. Per scelta di una minoranza della sua classe dirigente che però condiziona la maggioranza.

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