- Il decreto natalizio potrebbe essere spiegato per paradossi. Va tutto meglio, ma serve comunque una stretta. Si vara un provvedimento urgente, qual è il decreto-legge, come se non fosse prevedibile che il 25 dicembre sarebbe arrivato Natale.
- Di alcune disposizioni si fatica a capire il senso. Due persone non conviventi possono andare a trovarne tre, ma non viceversa, e anche se ciò è rischioso. Le deroghe agli spostamenti, poi, sono un vero e proprio rebus, anche a causa delle regole ormai affastellate.
- Non basta affermare che serve chiudere tutto al fine di evitare che poi vada peggio. Anche il principio di precauzione va usato rispettando il criterio di proporzionalità, e cioè spiegando il motivo per cui quelle e non altre misure sono necessarie per arginarlo. Altrimenti, la precauzione diviene arbitrio.
Ieri abbiamo commentato il decreto natalizio sotto il profilo del metodo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva promesso un Natale sereno, vantando criteri “oggettivi” di classificazione delle regioni per zone di rischio, con restrizioni proporzionate al rischio stesso. Il 3 dicembre è stato regolamentato il periodo delle feste, inducendo le persone a farvi affidamento. A pochi giorni dal Natale è stato ribaltato tutto con un nuovo decreto, in spregio non solo all’organizzazione, ma a



