C’è un generale consenso che il governo Conte debba sopravvivere. Ma per fare cosa? La risposta non può essere cercata nei programmi o nelle identità dei principali partiti della coalizione. Quali siano le priorità del Pd è misterioso, c’è solo una vaga inclinazione progressista che conosce molte eccezioni. I Cinque stelle sono allo sbando ma hanno ancora un certo seguito tra elettori con una visione selettiva dell’operato dei propri rappresentanti: certo, hanno votato Tav, Tap, decreti Salvini, invece di introdurre il vicolo di mandato ora trattano con Clemente Mastella, però hanno anche fatto il reddito di cittadinanza e la riforma della prescrizione…

Il senso del Conte 2 (o 3) non può essere quindi cercato nell’agenda dei suoi azionisti, ma soltanto in quella promessa di buon governo che è anche il programma unico del presidente del Consiglio Conte. I risultati finora sono apprezzati soprattutto da chi applica valutazioni comparative: certo, con il negazionismo leghista di Salvini forse i morti sarebbero il doppio, e magari con l’irruenza di Matteo Renzi a Bruxelles avremmo la metà dei 200 miliardi di Next Generation Eu.

Anche nella gestione della pandemia c’è chi ha fatto errori più marchiani all’estero, vedi Gran Bretagna e Francia. Ma forse c’è una correlazione tra il fatto che l’Italia ha il numero più alto di morti, oltre 81mila, e il fatto che il suo ministro della Salute avesse previsto per l’autunno il tour promozionale del suo libro invece che la seconda ondata.

Se si elimina l’argomento “poteva andare peggio”, sfugge quali siano le prove del buona amministrazione offerte da Pd e M5s. Abbassare le aspettative è un vecchio trucco per non deludere, ma nonostante la catastrofe generale è davvero troppo pretendere una gestione meno dilettantesca della politica sanitaria e dei piani per la ripresa? Proprio perché la sfida è così enorme, sono tollerabili errori, ma non superficialità.

Conte domani e martedì va alle Camere per chiedere di continuare. Sarebbe inappropriato farlo vantando successi. Il record dei morti (con l’eccezione della Gran Bretagna che ci ha da poco ri-superato), del crollo del Pil e delle chiusure delle scuole meritano poche celebrazioni. Ma il premier può dire cosa ha intenzione di fare per meritarsi una fiducia che, in condizioni meno eccezionali, forse non otterrebbe.

I temi rilevanti sono soltanto tre. Primo: come pensa di evitare nel 2021 il ripetersi degli errori del 2020 nel contenimento del virus? Il tracciamento dei contagi non ha fatto progressi, il vaccino non ridurrà il rischio per qualche mese ancora. Secondo: come risarcire gli studenti? Sarebbe uno scandalo programmare un anno scolastico normale nel 2021 o nel 2022, senza preoccuparsi di percorsi compensativi per chi ha subito danni che avranno conseguenze a lungo termine. Terzo: o l’Italia torna a correre, o sarà schiacciata dal debito accumulato in questi mesi. Il Recovery Plan per ora ha come principale obiettivo spendere i soldi disponibili, non spenderli bene: servono risultati misurabili e scadenze. Conte dovrebbe anche spiegare chi gestirà il processo, argomento che ha innescato la crisi.

Se il premier non è in grado di offrire questi elementi minimi per sostanziare la sua promessa di “buon governo”, allora non c’è davvero altro argomento per giustificare la fiducia che l’attaccamento dei parlamentari al loro scranno.

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