Il dibattito avviato grazie alle recenti azioni di Ultima generazione offre l'opportunità per riflettere sulla nonviolenza politica - senza trattino in onore a come Marco Pannella insisteva dovesse esser scritta - e cosa essa può suscitare.

Quanto praticato da Just Stop Oil, Extinction Rebellion e Ultima Generazione è nonviolenza? Disobbedienza civile? Propaganda?Concordo con la “giustezza” delle azioni, ma credo che occorra un salto di qualità.

In un paese, come l’Italia, dove il sistema istituzionale e politico non è pienamente (liberal) democratico e rispettoso dello stato di diritto, le manifestazioni a reti unificate rischiano di esser fagocitate dal tritacarne del discorso pubblico senza però intaccare una politica sempre più impermeabile.

Pur facendo ancora fatica a incasellare le incursioni di Ultima Generazione nel repertorio della non-violenza classica (che col trattino comprende anche quella non politica) credo che rispondano pienamente al motto pannelliano “inerme ma non inerte”.

Si tratta di azioni dettate dalla “disperazione”, come spesso scrivono le eco-attiviste di Ultima Generazione, stati d’animo personali che diventano politici imbrattamento di capolavori d’arte, edifici dell’establishment e con blocchi stradali. Ma non sono disobbedienze civili.

Cambio di strategia

Contrariamente a quanto si pensa, la disobbedienza civile non è testimonianza ma, semmai, denunce di liberticidità di leggi ritenute ingiuste, il cui mancato rispetto implica assunzioni di responsabilità anche penali.

Marco Cappato ha accompagnato DJ Fabo in Svizzera per ottenere il suicidio assistito convinto che l’articolo 580 del codice penale del 1930, che punisce aiuto e istigazione del suicidio assistito, fosse in contraddizione con l’articolo 32 della Costituzione del 1947 e che, a fronte di una politica immobile, dovesse essere riformato creando un incidente costituzionale che consentisse una libertà di scelta.

La sentenza 242 del 2019 della Consulta che ha depenalizzato il suicidio assistito per si chi trova nella condizioni in cui era DJ Fabo è prova della piena politicità di quella disobbedienza.

Ultima generazione chiede attenzione, denuncia inazione, suona l’allarme, ma le sue uscite non hanno, almeno per ora, portato a decisioni di assemblee legislative o Corti.

Ci sono denunce e fogli di via, richieste di regimi di controllo personale sproporzionati (probabilmente incostituzionali) per chi partecipa, ma non decisioni relative all’ambiente. Eppure agganci legali ci sarebbero.

A febbraio del 2022 è stato modificato il comma 3 dell’articolo 9 della Costituzione che prevede che la Repubblica (e quindi i suoi enti) “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” dettando un criterio generale di azione dei pubblici poteri improntato alla protezione dell’ambiente.

Occorre quindi accompagnare le azioni eclatanti, e antipatizzanti, di Ultima generazione con innesti politico-giudiziari traendo linfa da esperienze che altrove hanno costretto governi a rivedere le proprie decisioni.

Una su tutte la causa della Fondazione olandese Urgenda che, in 10 anni di ricorsi, è riuscita a far imporre al proprio governo le riduzioni entro il 2020 delle emissioni del 25 per cento del proprio paese rispetto ai livelli del 1990 perché necessarie per proteggere i diritti umani.

Un primo caso di giustizia climatica a cui guardare nel rafforzamento della strategia globale e l’arricchimento del repertorio della nonviolenza politica.

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