In queste ore negli Usa sono in gioco «la gestione della pandemia, con i morti che in America sono più di 231.000, i cambiamenti climatici, la rivoluzione della Corte Suprema e, soprattutto, l'idea stessa di democrazia.

Si ha l'impressione che in America comandi una minoranza: del resto sia Hillary che Gore hanno avuto più voti del presidente eletto. Vince chi ha meno voti». Lo dice, in un'intervista a Repubblica, lo scrittore americano Jonathan Safran Foer.

«In Trump», sottolinea, «ci sono elementi indubbiamente tipici di questo Paese, ma io credo che si tratti di una chiara degenerazione dello spirito americano. Mi riferisco alla cultura della celebrità, alla propaganda, al fascino per il personaggio carismatico.

Trump ha ripetutamente utilizzato metodi malvagi, ma questo non si può estendere a tutti i suoi elettori, sarebbe un grave errore. Non tutti sono razzisti, ignoranti e violenti: sono uomini e donne che vivono in semi-povertà, vedono le loro industrie morire e non hanno alcuna speranza.

Ho fatto recentemente un viaggio nella parte più rurale dello stato di New York, e mi hanno molto colpito i manifesti che dicevano: 'Vota Trump, continua a vincere', o 'Vota Trump, lui vince sempre'. Mi sono chiesto quanta disperazione e frustrazione ci fosse in quei cartelli, scritti da persone che non hanno mai vinto in tutta la vita».

A Trump, Safran Foer riconosce «il fatto di generare una vera e propria dipendenza nel suo interlocutore: è contagioso ed è impossibile essergli indifferenti, soprattutto quando dice cose mostruose».

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