- Che il lavoro non ci amasse, e che quindi, come in tutte le relazioni disfunzionali, ci fosse bisogno di sedersi intorno a un tavolo e parlare, l’avevamo iniziato a capire da ben prima del Covid.
- Ma di certo questi anni pandemici hanno impresso una straordinaria accelerazione a ogni cosa.
- Anche – se non soprattutto – alla ridefinizione del nostro rapporto con il lavoro.
«Ci sono cose più importanti che vivere»: così disse il vicegovernatore del Texas Dan Patrick durante i primi tempi della pandemia da Covid-19. Ce l’aveva con i lavoratori che si rifiutavano di continuare a lavorare come se nulla fosse anche in condizioni sanitarie pericolose: «molti nonni», continuò il vicegovernatore, sarebbero stati disposti a rischiare la vita per mandare avanti l’economia. Una macabra equiparazione tra morte e lavoro ricordata dalla scrittrice Sarah Jaffe nell’apertura



