- Portata alla ribalta da Iris Marion Young (Responsibility for Justice, Oxford University Press, 2011), l’idea, i meccanismi e le cause dell’ingiustizia strutturale sono al centro dell’ultimo libro di Robert E. Goodin che verrà discusso alla Luiss di Roma, il 4 luglio alle 17, alla presenza dell’autore.
- Goodin (cui è stato conferito l’equivalente del premio Nobel per la scienza politica) indaga i meccanismi strutturali che permettono non solo di acquisire vantaggi maggiori, ma anche di aumentarli e conservarli.
- In molti casi, abbattere del tutto le strutture che creano queste ingiustizie avrebbe costi più elevati dei benefici, spiega Goodin.
Negli Stati Uniti, la Corte Suprema ha dichiarato illegali le quote riservate a studenti e studentesse appartenenti a minoranze. La Bce continuerà ad aumentare i tassi d’interesse sul denaro, per rallentare l’inflazione. Gli youtuber che hanno causato l’incidente di Casal Palocco avevano un modello di business preciso, che aveva loro fruttato guadagni. Che cosa unisce queste tre notizie recenti? All’apparenza niente, in realtà molto.
Non è colpa di nessuno
In tutti e tre i casi ci sono gruppi di persone che hanno vantaggi maggiori rispetto ad altri e che li perpetuano grazie a una serie di meccanismi impersonali. In tutti e tre i casi, questi maggiori vantaggi sono ovviamente ingiusti. Eppure, nessun individuo specifico ha commesso alcuna ingiustizia, nessuno ha colpa. Siamo di fronte a una tipologia specifica di ingiustizia, l’ingiustizia strutturale.
Portata alla ribalta da Iris Marion Young (Responsibility for Justice, Oxford University Press, 2011), l’idea, i meccanismi e le cause dell’ingiustizia strutturale sono al centro dell’ultimo libro di Robert E. Goodin (Perpetuating Advantage. Mechanisms of Structural Injustice, Oxford University Press, 2023, che verrà discusso alla Luiss di Roma, il 4 luglio alle 17, alla presenza dell’autore).
Goodin (cui è stato conferito l’equivalente del premio Nobel per la scienza politica) indaga i meccanismi strutturali che permettono non solo di acquisire vantaggi maggiori, ma anche di aumentarli e conservarli.
Meccanismi di ingiustizia: status, reti di relazioni, mercati
In tutto il mondo, i figli e le figlie degli ex-studenti delle migliori università hanno molta più probabilità di frequentare quegli atenei, e con successo, rispetto agli eredi di chi non ha fatto l’università. E i bianchi maschi hanno più probabilità di successo delle donne e delle persone di colore.
L’appartenenza a un certo gruppo o a certe reti sociali non solo garantisce vantaggi relativi maggiori, ma permette anche di perpetuarli e moltiplicarli. Così è per la condizione sociale, ma anche per le cariche istituzionali, per il prestigio, la popolarità o la fama, la buona reputazione.
I risparmiatori con maggior denaro da investire o da dare in prestito potrebbero guadagnare da tassi d’interesse più alti. I produttori che riescano a mantenere bassi i salari potrebbero trarre vantaggio dall’inflazione (anche se potrebbero essere colpiti dall’aumento dei prezzi delle materie prime).
Il vantaggio relativo
Anche in questo caso, chi parte da un vantaggio relativo (ha più soldi, ha più potere contrattuale) riesce, grazie alla struttura impersonale che gli ha conferito tale vantaggio (il mercato, il sistema creditizio), a mantenere ed aumentare il proprio vantaggio.
Più persone vedono i video di un certo canale youtube, più il passaparola e i vari altri mezzi con cui i video rimbalzano da utente a utente aumentano le visualizzazioni. E più aumentano le visualizzazioni più quel canale e quel profilo diventano allettanti per gli inserzionisti. E più inserzionisti affidano i loro messaggi a un certo profilo, di più saranno quelli che lo faranno nel futuro. Anche in questo caso, c’è una struttura del tutto impersonale all’opera: il fatto che certi video fugano la noia, ci colpiscono, accaparrandosi così il bene scarso costituito dal nostro tempo di visione e dalla nostra attenzione. Gli youtuber che riescono ad assicurarsi l’attenzione di larghe fette di pubblico – o almeno di un certo numero di utenti – godono di un meccanismo di moltiplicazione del loro successo, e quindi dei loro proventi
Tutte queste strutture hanno effetti e funzioni positive. Che le università selezionino i migliori fa parte della loro missione. Che genitori ben istruiti facciano del loro meglio per garantire alla loro prole la migliore istruzione è ovvio e commendevole. Che chi ha prestigio e buona reputazione, specialmente se fondate, ne abbia sempre di più è un meccanismo che permette di sviluppare fiducia nei competenti e negli esperti ed evitare di mettere in discussione tutto e tutti, ripartendo sempre da capo. Forse, l’aumento dei tassi potrebbe evitare l’inflazione e le sue conseguenze più negative. Che la nostra attenzione selezioni i contenuti più gradevoli ed innovativi (o almeno percepiti come tali) ha ovvie funzioni adattive ed è alla base della civilizzazione culturale. Eppure, in tutti questi casi le strutture creano anche ingiustizie, se non altro perché ci sono persone che hanno di più e altre che hanno di meno senza meritarselo.
I privilegi della normalità
Goodin ricostruisce nel dettaglio i meccanismi specifici e le cause dell’ingiustizia strutturale e fornisce alcuni suggerimenti sulle misure per diminuirla. Come detto, vantaggi relativi indebiti sono perpetuati e talvolta aumentati dalla posizione sociale, dalle cariche istituzionali, dal mero potere, dal successo competitivo, dalle reti di relazioni esclusive. E questi vantaggi posizionali si espandono indebitamente in molte sfere. Gli ex-presidenti del Consiglio sono ambiti consulenti e conferenzieri. Il potere che hanno avuto evidentemente rimane in parte incollato a loro e i loro committenti sperano di farlo fruttare.
Le categorie
Ma dà vantaggi anche parlare le lingue giuste – l’inglese, nel mondo d’oggi – e rientrare nelle categorie giuste – per esempio non avere un genere o una sessualità difficilmente incasellabili, o un cervello che non funziona come quello della maggioranza. E vantaggi derivano dalla conformità alle norme sociali e alle aspettative più diffuse. Forse è stato più facile per una donna che rassicurava sulle sue caratteristiche muliebri (sono madre) e proclamava la sua eterosessualità diventare presidente del Consiglio.
In molti casi, abbattere del tutto le strutture che creano queste ingiustizie avrebbe costi più elevati dei benefici, spiega Goodin.
Dobbiamo accontentarci di strategie di miglioramento, come possono essere compensazioni per gli svantaggiati (ottenuti per esempio tramite il sistema fiscale, o con provvedimenti come il reddito minimo), meccanismi regolatori (come le quote, appunto), strutture alternative (come potrebbero essere meccanismi di contro-informazione o di critica delle posizioni consolidate e dei pregiudizi impliciti). Ma che sia più resistente (e nascosta) non vuol dire che l’ingiustizia strutturale sia meno grave. Anzi.
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