- Per anni mio padre, Mohamed, ha nascosto a mia madre, Grazia, cosa gli fosse accaduto in carcere. Per me, figlio, è diventata un'ossessione cercare di guardare in faccia quegli spettri appartenenti a un passato lontano.
- Ne La nostra Siria grande come il mondo io e mio padre abbiamo fatto i conti con l’idea del non ritorno. Abbiamo vissuto anni credendo che in Siria ci saremmo tornati, dopo un lungo esilio. Così non accadrà.
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Allora abbiamo voluto testimoniare le nostre due esistenze per creare memoria. In questo testo a quattro mani ho voluto anche ricostruire l’atmosfera conciliante fra i miei genitori, una cattolica e l’altro musulmano.
Ricordo come tutto è cominciato. Un giorno papà si è srotolato una calza e mi ha fatto vedere il tallone, indicandomi un punto dove compariva una piccola cicatrice. «Me l’hanno fatta in carcere». Io la guardai e rimasi zitto, ma dentro sentii salire una rabbia che si tramutò in un senso di odio profondo verso tutti. Lui mosse il dito seguendo la linea della cicatrice. «Il carcere è stata la tragedia della mia vita». Poi tacque. È da questo episodio, accaduto nel 2011, proprio durante le prime



