Dialogo sugli abusi: l’obbedienza è un problema morale

Dio della polvere ha inizio con Chiara, una donna di fede, professionista della cura, fisioterapista, di fronte a un vescovo, un uomo perbene, ma forse non abbastanza. Quell’incontro è il primo di una schermaglia che metterà in discussione le strutture del potere e l’inerzia che spesso è complice dell’omertà. Chiara ha bussato alla porta del vescovado per una ragione: Luna, una ragazza giovanissima arrivata nel suo studio di fisioterapia, è stata vittima di una violenza, e anche se lei non ne vuole parlare, il suo corpo parla per lei. Lui si era alzato alla fine, per la sorpresa, e aveva le mani ancora appoggiate alla scrivania. Non è molto alto e le braccia ci arrivano, osservò lei, senza che abbia bisogno di piegare la schiena. Pensava continuamente tutto, su canali paralleli, specialmente quando era alterata. Poteva pensare dieci cose insieme e notava tutto. Memoria del trauma, la chiamava la sua amica psicoanalista quando le parlava dei suoi pazienti. Ma lei non era una paziente di nessuno e niente traumi e l’unica cosa che voleva era non essere alterata. Solo che l’allergia la signoreggiava. Che razza di verbo antico le veniva in mente. E d’altro canto era una vera e propria signoria quello che tutto il feroce contesto del ricevimento vescovile voleva costruire. I corridoi troppo lunghi e inutili, buoni solo a intimorire, i pavimenti troppo lucidi, le scale troppo scivolose, i quadri troppo grandi, le maniglie troppo dorate, ogni cosa diceva tu sei suddito, tu sei niente. Il tempo di arrivare all’ufficio del vescovo e veniva voglia di chiedere scusa per il disturbo di esistere. Dalla finestra alta dietro la scrivania entrava la luce del sole che illuminava fasci di polvere, il pulviscolo feroce che le irritava il naso. Altro che pulire tutti i giorni. Lì in quei posti la polvere restava per sempre. In eterno. Amen. Terapie riparative, parlano le vittime: «Il diacono mi consigliò una sex worker per “guarire” dall’omosessualità» «Qui non si parla di lei ma di milioni di bambini e bambine e donne in tutto il mondo. Le do un numero? Questa diocesi ha quanti preti, seicento? Facciamo cinquecento, un po’ saranno abbastanza vecchi da non poter più far danni, forse. Almeno sono sessualmente inattivi, se Dio vuole. Prendendo le vostre vaticane cifre ufficiali, annacquate nel Tevere, i pedofili sono il due per cento dei vostri preti. Siccome li spostate di parrocchia in parrocchia quando vengono scoperti, e così offrite loro vittime fresche e abbondanti a ogni cambio di destinazione, si può ipotizzare che queste possano essere più o meno cento per prete nel corso della vita. Il due per cento di cinquecento è dieci, moltiplicato per cento fa mille. Ci sono almeno mille vittime, solo in questa diocesi, calcolate sui preti che lei governa e sui numeri che voi spacciate. Se lei non prende provvedimenti a partire da oggi, cresceranno. Ma potrebbero essere molte più del due per cento. In America il John Jay Report, commissionato dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, parla del quattro per cento ma il prete psicoterapeuta Richard Sipe ipotizza il sei per cento. Secondo lui ogni prete pedofilo abusa di circa duecentocinquanta bambini nel corso della sua vita. Li calcoli anche solo sul suo presunto due per cento. Lei dorme bene di notte?» Riprese fiato. L’allergia la mandava in apnea. «Non...» «Non provi a dire non c’entro o non so. Io ero da un’altra parte. Voi siete responsabili con il vostro silenzio, le promesse non mantenute ai pochi che osano raccontare, con il fatto che passate le mattine a firmare lettere che altri hanno scritto, a dire di sì a documenti che nemmeno avete letto, a inseguire il cardinalato o qualsiasi altro ridicolo bordino rosso in fondo alla veste che nessuno, nessuno che stia cercando di far quadrare i conti a fine mese può trovare anche blandamente interessante. Sono cose tra di voi, e tra voi e i vostri servi e serve. Addestrati a essere acquiescenti. E non mi parli dell’obbedienza. Lo sa che obbedire è un bel problema morale? Nessuno può davvero obbedire e basta, nessuno. Il voto di obbedienza è un insulto alla nostra libertà di figli di Dio. Il voto di obbedienza è un abominio». Essere cattolici e Lgbtq+ in Perù: le speranze (e le paure) per Leone XIV Prese fiato di nuovo. E si precipitò a finire. «Se potessi starei lontana da qui e da lei. Ma ho bisogno di lei per salvare una persona. Forse due. Sta morendo. Stanno. È questo. Altrimenti di sicuro non sarei qui». Ormai era in apnea. «Comunque adesso non respiro, me ne vado» disse poi già rivolta alla porta scura di legno massiccio che stava aprendo. «Ma tornerò» aggiunse a voce alta quando era già uscita. Estratto del romanzo Dio della polvere (Guanda 2025), dal 16 settembre in libreria. L’autrice Mariapia Veladiano sarà a Pordenonelegge giovedì 18 settembre alle 18:30, a parlare del libro con Michela Fregona.