La magia dell’oggetto domestico

Aldo Rossi, tra precisione mentale e un senso di felicità

Aldo Rossi, Interno-esterno, 1994. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi.
Aldo Rossi, Interno-esterno, 1994. © Eredi Aldo Rossi, courtesy Fondazione Aldo Rossi.

Rossi vedeva nell’architettura e nel design l’espressione di un unico linguaggio simbolico. E l’assolutezza delle forme per lui non andava a scapito della funzionalità, come dimostra quell’oggetto considerato quasi totemico: la caffettiera

  • Se la cosa non sembrasse impertinente, al titolo della bellissima mostra che il museo del Novecento di Milano ha dedicato ad Aldo Rossi, verrebbe la tentazione di aggiungere un punto interrogativo: «Aldo Rossi, design(?)» (fino al 2 ottobre).

  • Sono davvero oggetti di design quelli che ci scorrono davanti agli occhi nelle sale ritinteggiate con gli azzurri e i rosa che lui tanto amava? Sono oggetti pensati per svolgere una funzione o non sono piuttosto figure e immagini che dominano rispetto alla funzione stessa?

  • Per Aldo Rossi architettura e design non sono discipline confinanti, ma costituiscono un unico campo, nel senso che parlano lo stesso linguaggio simbolico. L’incontro con Alberto Alessi fa scattare in Rossi la magia dell’oggetto domestico, sulla scena di quella che per lui è il teatro della vita quotidiana.

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