«È quando si sogna insieme che inizia la realtà», il documentario dedicato all’Atletico San Lorenzo

«A San Lorenzo abbiamo scoperto che i sogni si possono davvero realizzare, che i sogni si realizzano in testa quando dormiamo, ma anche quando siamo svegli». La voce è quella di Elio Germano. Le parole sono quelle scritte da Andrea Dorno per spiegare ai bambini l’Atletico San Lorenzo. E sono le parole scelte dal regista Federico Braconi per dispiegarsi lungo il suo documentario Anatomia di un grande sogno (SimonFilm), presentato in anteprima alla Festa del cinema di Roma e proiettato anche mercoledì 3 dicembre al Rome International Documentary Festival, ospitato dal cinema Tibur. Tenetevi le vostre Superleghe, il fascino del calcio popolare resiste a Borgata Gordiani La storia dell’Atletico San Lorenzo è quella di una fiamma di resistenza che ancora vive in un quartiere che è stato sede prediletta del movimento romano, in quella via dei Volsci in cui ora resta solo Radio Onda Rossa. Rosso, blu e giallo sono i colori, le mura di Porta Tiburtina due martelli e una ruota dentata - per non dimenticare lo spirito operaio - formano il simbolo di una piccola squadra autogestita che nel giro di 12 anni è diventata una polisportiva che conta otto discipline, per un totale di 17 squadre e più di 600 persone che praticano sport a tutti i livelli. E che lo fanno in maniera economicamente sostenibile grazie a un modello partecipato di azionariato popolare che consente di finanziare ogni attività, mantenendo dei costi minimi per l’accesso alle attività sportive. [Missing Caption][Missing Credit] L’equazione di Dirac Il quartiere di San Lorenzo, oggi stretto tra speculazioni immobiliari, gentrificazione e cicatrici lasciate dalla pandemia, come lo sgombero del Cinema Palazzo - privato della sua ricchezza umana e ancora vuoto - nel documentario torna a essere il corpo vivo. Attraversato da idee, pratiche collettive, ma anche da conflitti. Del resto, un’esperienza come quella dell’Atletico non sarebbe potuta esistere in un luogo diverso da San Lorenzo e il quartiere non sarebbe lo stesso se non avesse dato vita all’Atletico. «Il fulcro del documentario è proprio questo», racconta a Domani il regista. «Non a caso si apre con l’equazione di Dirac: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti. Vanno considerati come un unico sistema’”». Così, nel lavoro di Braconi l’avventura dell’Atletico e la voce dei suoi tifosi – « perché ogni squadra ha bisogno di una tifoseria, quando si vince ma soprattutto quando si perde», si intersecano e camminano in parallelo con quella del suo quartiere. [Missing Caption][Missing Credit] La San Lorenzo dei “crociari”, delle ferite aperte dalla guerra, dell’orgoglio della Resistenza. «Un quartiere con una vita propria, staccato dalla città, in mezzo tra la partenza e l’arrivo (Termini e il cimitero Verano ndr)», come dice nel documentario Marcello Fonte. Palma d’oro a Cannes per la sua interpretazione in Dogman, l’attore rivendica il suo percorso artistico passato attraverso il Cinema Palazzo. Quel palco condiviso con la musica del maestro Enrico Melozzi, prima che accompagnasse i Måneskin alla vittoria sanremese del 2021. «Quello che mi ha affascinato di più delle persone che rendono vivo l’Atletico», dice Braconi, «è il loro vivere in direzione ostinata e contraria. Condividono dei valori, che ruotano intorno alla loro idea di sport, e fanno di tutto per portarli avanti in maniera collettiva. Si confrontano, spesso si scontrano, ma poi si rincontrano sempre». [Missing Caption][Missing Credit] La battaglia per il campo Cruciale ed emblematica è la battaglia portata avanti per l’utilizzo del campo dei Cavalieri di Colombo. Per poterlo trasformare nella casa dell’Atletico, perché potesse restare luogo di aggregazione e non di profitto. L’ennesimo posto di San Lorenzo che «attrae persone che arrivano con la macchina, parcheggiano, consumano e vanno via», come racconta Andrea Greco, uno dei soci fondatori. La storia più luminosa e dolorosa che attraversa Anatomia di un grande sogno è quella di Andrea Dorno. Studente pugliese, accolto dalla San Lorenzo popolare, quella «dove trovi scritto anche sui muri nessuno è straniero», capace di incarnare i valori storici e quelli più profondi dell’Atletico. La protesta va oltre Italia-Israele: così il calcio popolare si ribella all’élite È stato lui a creare e ad allenare per primo la squadra di minibasket, prima di scomparire improvvisamente a soli 26 anni. Nel documentario la sua è una presenza costante, un filo che annoda e mostra vivide le forze che hanno permesso a una piccola squadra di quartiere, nata «fomentando più della Roma», di costruire la sua storia. Le sue parole sono il filo che tiene insieme tutto il documentario, che inizia e termina con un sogno. Perché come narra Elio Germano, c’è un vecchio proverbio africano che non va dimenticato: «Quando si sogna da soli è solo un sogno. È quando si sogna insieme che comincia la realtà».