Un’abbondanza di piccoli luoghi mediterranei costella la produzione culturale rivolta alla resilienza giovanile. Luoghi che sono diventati l’emblema di quanto c’è di più selvaggio e delicato, di forte e depredato, di simbolico e vero
«Nessun uomo è un’isola», scriveva il poeta inglese John Dunne. Forse. Quanto meno se con il termine “uomo” intendiamo una persona adulta e integrata, e comunque non è mai detto. Ma consapevolmente e orgogliosamente isolati/isolani sembrerebbero invece sentirsi, oggi, parecchi ventenni, soprattutto nei loro progetti più deglobalizzati e sostenibili. Nelle loro pratiche di resistenza e di anestesia dal dolore. E ancora di più nella loro costruzione di un nuovo mondo in cui abitare. Magari piccolo



