- L’artista fonde l’approccio analitico con la “materia umana”, fatta di dubbi, fragilità, storie personali e collettive
- Garutti chiede allo spettatore un atto di fede per credere all’esistenza di qualcosa che c’è ma non si vede
- Il nuovo tetto d’oro che Garutti ha realizzato per il casale abbandonato di Ca’ Cottoni dà dignità e fa rivivere storie che il tempo stava facendo dimenticare.
Con l’arte concettuale e il minimalismo Alberto Garutti (Galbiate, 1948) condivide l’interesse per le procedure e i sistemi di descrizione dei fenomeni (mappe, diagrammi, forme geometriche). A questo approccio analitico, tuttavia, l’artista fonde la “materia umana”, fatta di dubbi, fragilità, storie personali e collettive. Credo di ricordare, opera realizzata per la sua prima mostra nel 1975 composta da 32 fotografie in bianco e nero, ritrae l’artista nella stanza dove allora dormiva. Intorn



