Cultura

Asian Dub Foundation: «L’Odio è un film necessario finché la società è divisa in gruppi sociali razzisti e classisti»

La Haine (“L’Odio”) di Mathieu Kassovitz è ancora il film per eccellenza sulle periferie, capace di travalicare i confini generazionali e di far riflettere ancora sul fatto che «il problema non è la caduta, ma l’atterraggio». Parla Steve Chandra Savale, chitarrista del gruppo – composto da musicisti di origini indiano-pachistane – da sempre molto attivo nel combattere le ingiustizie sociali attraverso la musica

Fa una certa impressione pensare che, anche a distanza di trent’anni dall’arrivo nelle sale cinematografiche, La Haine (“L’Odio”) di Mathieu Kassovitz sia ancora il film sulle periferie. Il punto di riferimento pressoché assoluto per uno degli spaccati più attuali di una società che, forse, si vorrebbe ormai collocata nel passato. Come se rappresentasse soltanto un lontano ricordo di una Francia rigidamente divisa tra centro e banlieue. Sorprende che l’espressione di una ribellione sociale che s

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