I fantasmi di Nebraska. Il cuore di tenebra di Bruce Springsteen

Forse è il tempo dei biopic sui grandi musicisti e cantautori del folk e del rock. Si sa che è in lavorazione un film su Joni Mitchell diretto da Cameron Crowe, e molto ha fatto parlare la pellicola A Complete Unknown, il film di James Mangold ispirato alla gioventù folk di Bob Dylan, fino alla svolta elettrica sul palco del festival di Newport. Questo autunno nei cinema sarà la volta di un film su Bruce Springsteen, e l’attesa è già grande. Il biopic Springsteen – Deliver Me from Nowhere uscirà nelle sale italiane il prossimo 23 ottobre, un giorno prima che negli Stati Uniti. Diretto da Scott Cooper, nel ruolo del Boss ci sarà Jeremy Allen White, l’attore che si è fatto conoscere per i ruoli in Shameless e The Bear, dove interpreta lo chef Carmy. È sempre complicato osservare la faccia di un attore piuttosto conosciuto mentre si cala nel ruolo di un personaggio reale e popolare: è successo a Timothée Chalamet per Dylan, un simile effetto straniante potrebbe ripetersi con White. Bruce Springsteen però si è molto divertito a vedere la sua interpretazione. «Ha fatto un ottimo lavoro», ha detto alla stampa. Al concerto di Bruce Springsteen, come la pallina di un flipper Il disco “scuro” La pellicola racconta uno dei periodi più leggendari dell’odissea creativa di Springsteen: la nascita e l’incisione di Nebraska, il disco “scuro” e da cuore di tenebra americano. Nebraska è uscito nel 1982, a distanza di due anni dal doppio The River. Tutti stavano aspettando Springsteen con canzoni che lo avrebbero consacrato pura rockstar, lui però voleva concedersi un attimo di tregua, una presa di distanza da sé stesso e dalla notorietà prima dell’apoteosi di Born in the U.S.A. Secondo il produttore Jon Landau, Springsteen era in parte consapevole del successo mondiale che sarebbe venuto, perché Born in the U.S.A. è uno di quei dischi grandiosi in cui è contenuta una specie di formula magica della musica rock, l’attivazione dei recettori d’ascolto più selvaggi. Prima però ci voleva Nebraska. Springsteen racconta che senza non avrebbe avuto la libertà creativa di fare Born in the U.S.A. Nella sua tenebrosa e ritirata anima acustica, Nebraska è il disco che permetterà l’esplosione futura di pezzi come Cover me e Dancing in the dark. Un momento di raccoglimento Durante le sessioni di Nebraska, Springsteen registra demo più essenziali del singolo Born in the U.S.A., mettendo in evidenza l’anima amara e disillusa del pezzo, e il fatto che il Boss non è l’epico cantore a stelle e strisce d’America che la politica vorrebbe che fosse, ma un «avventuriero esistenziale americano» che va per la sua strada. Il film è ispirato al libro di Warren Zaven Deliver Me from Nowhere: The Making of Bruce Springsteen's Nebraska, che ripercorre i giorni in cui il Boss si ritirò nella sua casa di Colts Neck e registrò una serie di canzoni acustiche con un multitraccia portatile a 4 piste. Nebraska è un momento di raccoglimento, un ritorno alle visioni dell’infanzia: le canzoni vengono fuori ridotte all’osso, voce, chitarra acustica, armonica. Jeremy Allen White as Bruce Springsteen in 20th Century Studios' SPRINGSTEEN: DELIVER ME FROM NOWHERE. Photo courtesy of 20th Century Studios. © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved.20TH CENTURY STUDIOS Springsteen si lascia ispirare dalla visione di film come Badlands di Terrence Malick, dalla lettura dei racconti di Flannery O’Connor in Un brav’uomo è difficile da trovare, dalle storie di un’America marginale che ha perduto il sogno, dai ricordi della sua infanzia nel New Jersey – come la casa che si vede dalla collina in Mansion on the Hill. Ascoltando il disco passiamo in rassegna storie di criminali, come la coppia omicida della title-track, e sogni spezzati già da bambini, bagliori di strade notturne mentre si scappa dalla polizia in auto, e proclami di condanna a morte. È un disco impregnato di amarezza, e innovativo, registrato su una cassetta: è da quella cassetta che arriverà la musica, come se fossimo entrati pure noi nella stanza dei fantasmi e Springsteen ci stesse suonando di fronte. La voglia di sparire Dopotutto chi non ha avuto un momento Nebraska. Un momento in cui si ha voglia di sparire, diventare fantasmi sullo sfondo di un panorama bianco e nero su una strada ignota. Nel caso di Springsteen la sparizione è straordinaria, perché Nebraska è arrivato poco prima del grande successo di Born In The U.S.A. È come se Springsteen si fosse concesso un’ultima danza solitaria nel cuore sbranato d’America: pezzi spuri, arrangiamenti acustici, una modalità di registrazione diretta e sincera che caratterizzerà alcune delle future produzioni indipendenti. Jeremy Allen White as Bruce Springsteen in 20th Century Studios' DELIVER ME FROM NOWHERE. Photo by Macall Polay © 2025 20th Century Studios. All Rights Reserved.Macall Polay Springsteen ha voluto mantenere la cassetta nella sua purezza, senza abbellimenti e orpelli, senza la E Street Band. Anche per questo Nebraska ha ispirato un’enormità di musicisti. Nel libro di Zaven c’è un cameo di Matt Berninger dei The National che racconta il forte impatto dell’oscurità delle canzoni di Nebraska, e la scoperta di come pure una grande rock star potesse creare musica da solo nella sua camera da letto. Da dove siano venute le canzoni di Nebraska poi è un mistero. Per tentare di esplorarlo in profondità, oltre al film questo ottobre uscirà una versione estesa dell’album: cinque dischi con registrazioni inedite, versioni elettriche, tracce lo-fi – che svettano sul fondo di un oceano di outtakes.