Il settore della musica classica, in Italia, vive da anni un lento ridimensionamento, tra sale da concerto che faticano a riempirsi, orchestre stabili ridotte a poche unità, politiche culturali poco lungimiranti e una scarsa capacità di rinnovarsi. L’orchestra filarmonica umbra Vittoria Calamani, nata nel 2019, composta da musicisti under 35, prova a invertire questa narrazione.
La musica è cambiata. Non è solo un modo di dire, ma una realtà che descrive bene il posto e il ruolo della musica classica nel tessuto culturale italiano. Un settore che da anni vive un lento ridimensionamento, tra sale da concerto che faticano a riempirsi, orchestre stabili ridotte a poche unità, politiche culturali poco lungimiranti e una scarsa capacità di rinnovarsi. Un quadro che stride con il fatto che l’Italia è la patria di Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Gioacchino Rossini, Antonio Vivaldi e di tutta una serie di musicisti, compositori, direttori d’orchestra conosciuti in tutto il mondo.
In questo scenario a tratti deprimente, per fortuna, esistono esperienze capaci di ribaltare la narrazione. Una di queste è sicuramente l’orchestra filarmonica umbra Vittorio Calamani, nata nel 2019, composta da musicisti under 35, che nel 2025 è stata riconosciuta come prima orchestra territoriale umbra all’interno del Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo del ministero della Cultura.
Comunità professionale
L’Umbria non ha mai avuto un’orchestra stabile prima d’ora e questo la rende un presidio culturale per l’intera regione. «Non vogliamo essere definiti orchestra giovanile – spiega la direttrice artistica Anna Leonardi, che ha alle spalle una prestigiosa carriera come oboista per le orchestre Luigi Cherubini di Riccardo Muti e del teatro La fenice di Venezia e non solo – ma una filarmonica, una comunità professionale in cui i musicisti crescono insieme, costruendo un percorso artistico duraturo e portando energia nuova a un settore che spesso soffre di immobilismo».
L’Italia è costellata da conservatori, segno di un patrimonio formativo straordinario, ma una volta terminato il percorso di studi, le opportunità di lavoro sono rarissime. «Le orchestre stabili nel nostro paese sono davvero poche e alcune vivono in condizioni di precarietà economica e strutturale. Questo genera una contraddizione enorme: formiamo musicisti eccellenti che, però, non trovano spazi professionali adeguati».
La «filarmonica» Calamani vuole essere una risposta a questo vuoto. «Se da un lato mancano le politiche culturali che garantiscono stabilità alle orchestre, incentivi al partenariato pubblico-privato e maggiore attenzione all’educazione musicale – dice Leonardi – dall’altro il settore deve avere il coraggio di rinnovarsi, parlare un linguaggio comprensibile, uscire dai circuiti elitari e dialogare con le comunità».
Invertire la rotta
In questi anni l’orchestra si è data da fare per provare a invertire la rotta. Oltre a innescare un processo di rinnovamento generazionale in un paese dove i giovani musicisti spesso trovano solo porte chiuse, è stata in grado di creare un dialogo vivo con il territorio e con il presente.
Dal punto di vista artistico coniuga il grande repertorio classico e commistioni contemporanee. Dal punto di vista culturale si è aperta a un pubblico di giovanissimi, attraverso concerti didattici e laboratori e una capillare attività sul territorio. Un impegno che è stato riconosciuto anche dagli esperti.
Nel 2024 l’orchestra ha vinto il prestigioso premio Abbiati, sezione Novità per l’Italia, assegnato dall’Associazione nazionale critici musicali per la prima esecuzione nel nostro paese del concerto Neroli per violino e orchestra della compositrice Lisa Streich, diretto da Tito Ceccherini.
La filarmonica rappresenta un caso di scuola anche dal punto di vista economico. Insieme a ministero, regione Umbria, Fondazione cassa di risparmio di Orvieto e comune di Orvieto, è sostenuta da AISICO, un’azienda privata che si occupa di sicurezza stradale e che, sin da subito, ha creduto nel progetto.
«Quando imprese e istituzioni locali investono insieme – dice Leonardi – si genera valore sociale, capitale umano e attrattività turistica. La cultura non è un costo ma un investimento che produce sviluppo».
Musica nel territorio
Con questa filosofia è nato il Festival della Piana del cavaliere, giunto alla nona edizione che toccherà varie città dell’Umbria fino al 22 settembre. Un appuntamento che punta a valorizzare la musica classica in dialogo con i territori e le comunità, rendendo la cultura più accessibile. «La musica – racconta Leonardi che è anche direttrice del Festival – non è qualcosa di calato dall’alto: nasce e vive dentro il tessuto sociale, deve diventare occasione di crescita condivisa. Questo è il senso di un festival che mette insieme borghi, teatri, cinema e spazi aperti».
Lo scorso 6 settembre, al teatro Mancinelli di Orvieto, si è esibita l’Orchestra del mare, con la presenza di Arnoldo Mosca Mondadori, la voce narrante di Margherita Buy e la filarmonica Calamani. L’ensemble ha suonato degli strumenti ad arco unici al mondo perché interamente costruiti nel laboratorio di liuteria e falegnameria dai detenuti del carcere di Opera, a Milano, con il legno dei barconi dei migranti, e in collaborazione con il ministero dell’Interno. Gli strumenti raccontano così storie di dolore, ma anche di trasformazione. «Per noi suonarli significa dare dignità a chi spesso non ha voce – spiega la direttrice – trasformare la sofferenza in memoria».
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