Politically correct

Cancellare la memoria è un meccanismo ideologico

LaPresse
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  • È tipico dei regimi totalitari, o anche dei regimi democratici post-dittatura, imporre politiche di rimemorazione ben definite, con monumentalizzazioni strategiche o esplicite leggi della memoria.
  • Oggi la cancel culture apre una riflessione sulla possibilità di cancellare unità culturali dalla memoria e quindi dal senso comune. C’è poi la questione della legittimità di un intervento di pretesa cancellazione della cultura: in nome di chi? 
  • Anche assumendo l’effettiva esistenza, nel senso comune, di una sensibilità acquisita circa, ad esempio, l’orrore per la schiavitù, non è però altrettanto scontato tradurre tale senso comune dell’oggi in pratica correttiva di testi del passato.

Se le rivendicazioni sul politically correct evidenziano, nel linguaggio verbale, i nuovi doveri di attenzione che una società – almeno in alcune sue frange – avverte, c’è un’altra dimensione della «gestione sociale del senso comune» in cui si rivendicano esplicitamente l’interpretazione e la difesa del sentire sociale: le politiche della memoria. Gestire la memoria pubblica La Storia ci ha abituati a molte incursioni nella gestione diretta della memoria pubblica. È tipico dei regimi totali

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