Centri sociali e vita vissuta, Olly ritorna nella sua Genova

«In questi mesi è successa tantissima vita e ho sentito l’esigenza di continuare a raccontarla». Il repack Tutta Vita (Sempre), prodotto da Juli - e uscito lo scorso 26 settembre - per Olly è un altro capitolo del film della sua vita, fatto di storie di amici, di cadute volute, di risalite, del bisogno di restare ancorato alle cose semplici, «quelle che mi danno la benzina». I mesi passati sono sicuramente stati intensi per il cantante genovese, fatti, come dice lui di «tantissima vita vissuta in pieno», dalla vittoria di Sanremo al lungo tour estivo, che si è concluso con le due date sold out all’Ippodromo di Milano. Ma anche di momenti in cui si è isolato con i suoi amici di sempre. Come le due settimane passate sul Lago Maggiore. Dove è arrivato «con tanta ansia e pressione» e da cui è tornato con quattro tatuaggi nuovi e due degli inediti che vanno a comporre il repack, Depresso fortunato e Il brivido della vita. Oltre ad alcuni degli aneddoti che vanno a comporre le “sporche” - take vocali aggiuntivi registrati a parte - di cui ama disseminare i suoi brani. Olly prima di Sanremo: «Alla meta si arriva tutti insieme, ma bisogna essere sicuri di ricevere la palla nel momento giusto» «Tutta vita - racconta Olly - non era solo il titolo di un disco, era un manifesto, e nei mesi dopo Sanremo di vita ce n’è stata davvero tantissima. Volevo che il nuovo capitolo avesse dentro quella stessa energia, e per questo ho scelto di far suonare la band che poi mi accompagnerà sul palco». In un debutto che avverrà già questa sera, nella sua Genova da cui partirà il tour invernale nei palazzetti. E che poi lo vedrà tornare a giugno, per il gran finale, con tre date - tutte già sold out - nello stadio Luigi Ferraris che riapre, eccezionalmente, alla musica. Dopo Sanremo è come se Olly non fosse mai sceso dal palco, in fondo, come racconta lo stesso cantautore ventiquattrenne, è quella la dimensione che gli si addice di più. E non solo perché è il momento in cui «conduco una vita più regolare: fumo di meno, mangio salutare, mi alleno». Olly vince il festival di Sanremo: la rivincita di una generazione di «bravi ragazzi» Ma, soprattutto, perché è il momento in cui si può ritrovare la dimensione che sente più sua, quella che lo fa entrare in contatto con le persone. «Mi sono reso conto che il mainstream non mi interessa. E non lo voglio dire con arroganza, è che non sono fatto per la televisione. Se mi vuoi conoscere, devi venire a casa mia, io allora ti aprirò le mie porte». Del resto proprio dai live sono arrivate tutte le nuove consapevolezze di Federico: «L’intensità emotiva delle date all’Ippodromo di Milano, vedere 80mila persone che cantano sotto la pioggia, una canzone uscita solo cinque giorni prima, mi ha fatto capire che non stavo vivendo un sogno». Quello appena passato è un anno in cui tutte le stelle per lui si sono allineate. «Mi sono stupito anche io di come tutte le cose siano andate nella giusta direzione, come se ci avesse pensato una mano dall’alto. In fondo, ho sempre pensato che per sfondare servano tre cose: voglia di fare, talento e fortuna. Il talento lo sto allenando in studio e la fortuna? Quella poi è arrivata. Sono fortunato anche perché ho Juli con cui condividere tutto questo percorso e perché ci sono tantissime persone che lavorano con me e che si sbattono per me», sottolinea Olly che non manca mai di mettere l’accento sulla dimensione collettiva del suo successo. «Sono consapevole che un altro momento discografico così potrebbe anche non tornare più. Per me, ora, la vera difficoltà non è tanto continuare a esserci, quanto più resistere nell’essere». Così, il repack Tutta Vita (Sempre) diventa, per Olly, un modo per portare la vita nelle canzoni e non le canzoni dentro quella che sarebbe potuta essere la bolla post Sanremo. «È vero, avrei potuto aspettare altri quattro mesi e uscire con un album vero e proprio, ma volevo continuare a raccontare il mio viaggio». Perché, come sottolinea lo stesso cantautore, «l mio mantra è sempre stato quello di voler sovvertire le regole, anche quelle discografiche». Anche quelle di una città come Milano: «Ci sono arrivato come un ragazzo di Genova che lavora con i suoi amici. Sarebbe potuto essere uno shock perché è una città che cerca di insegnarti come dovrebbero essere fatte le cose. Ma noi siamo andati avanti a modo nostro e, alla fine, i risultati sono arrivati». Nei cinque inediti che compongono il repack c’è anche una cartina al tornasole emotiva di quello che sono stati gli ultimi mesi di vita di Olly. Brivido della vita è la canzone più corale tra gli inediti di questo nuovo lavoro, «la canzone della mia carovana. Ci sono dentro le disfatte e le cadute, perché scivolare è normale, anzi necessario. Se non cadi mai forse stai rischiando troppo poco. È lì che devi cercare quel brivido che ti ricorda che stai vivendo davvero». Ma ci sono anche le ombre, le canzoni «scritte perché Olly dia una mano a Federico», come nel caso di Così così. Un brano nato per raccontare, sempre con leggerezza e ironia, le critiche che lo hanno ferito dopo la vittoria sanremese. La rivoluzione giovanile col televoto: come ha fatto Olly a battere Giorgia «Aprivo Instagram e c’ero io, aprivo Facebook e c’ero io, accendevo la tv e c’ero io. Veramente non lo auguro a nessuno, perché poi ci sono state anche cose non facili da digerire». Come quando gli è stato consegnato il tapiro: «Perché la mia manager aveva vinto non so quanti Sanremo prima di me, come se anche la mia vittoria fosse figlia di non so quale manovra». Un evento che, racconta, senza nascondersi, lo ha fatto soffrire. «La mia è una storia bella, ho esordito nel 2016, ho fatto tanta gavetta», partendo anche dai palchi dei centri sociali genovesi. «Luoghi che purtroppo non esistono più, li stanno chiudendo uno dopo l’altro. Lì salivi sul palco da sconosciuto totale, e il pubblico era lì solo per vedere qualcuno che aveva voglia di esprimersi. Era uno spirito diverso, puro. Oggi chi compra il biglietto sa già cosa aspettarsi, e va benissimo, ma l’identità nasce in quei posti. È un peccato che non ci siano più, soprattutto a Genova: erano le uniche vere occasioni per suonare, e senza spazi così tanti artisti non troveranno più il loro posto nella musica. Per noi sono stati scuola e casa». La rivoluzione giovanile col televoto: come ha fatto Olly a battere Giorgia In Tutta la vita (Sempre) c’è anche un’inedita dedica a Pino Daniele, Occhi color mare che riprende Neve al sole del cantautore napoletano. Ma il brano più intenso e delicato dell’intero lavoro è, sicuramente, Buon trasloco, «metafora della vita che continua dall’altra parte». Nato dall’esigenza di condividere nella scrittura un momento doloroso come la perdita del padre di Juli e di farlo «senza mai portare la canzone nell’oscuro, ma costruendo un brano come se se fosse il dialogo tra due persone dopo un viaggio verso l’ignoto, dove non c’è più il contatto tangibile». Ma dove resta sempre l’amore: Io ti voglio bene pure se non torni, se non passi a salutarmi in mezzo ai sogni.