L’impressione è che al di là dell’assenza di competenze della direttrice d’orchestra l’azione del governo Meloni, e l’indirizzo scelto per le politiche culturali, abbiano generato un tale vuoto di competenze e di visione che non poteva che scatenare una reazione opposta. Anche in una città desertificata, perché come sa bene chi si occupa di politica ogni vuoto è destinato a essere riempito
Il governo Meloni che puntava all’egemonia culturale sembra sempre più aggrapparsi al tengo famiglia di una classe dirigente in disarmo, fatta di eclettismi fuori controllo e di un’incompetenza generale che pure non sarebbe nemmeno una nuova notizia in via del Collegio Romano che non ha visto sempre visto nel suo palazzo figure di rilievo come quelle di Giovanni Spadolini, Alberto Ronchey o Massimo Bray, ma più spesso dilettanti allo sbaraglio come l’indimenticabile Vincenza Bono nominata nell’a



